Chi si aspettava dal Governo Draghi una forte componente femminile, beh, stasera è rimasto deluso. Sui 23 ministri nominati, ben 15 sono uomini e “solo” 8 le donne, appena un terzo.
Tra loro, ben 5 sono ministre senza portafoglio. Ben al di sotto della “squadra in rosa” sognata nei giorni scorsi.
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Niente di più lontano da quelle che sono le buone pratiche a cui guardare, dalla Nuova Zelanda all’Estonia, passando anche per gli Usa sotto la presidenza di Biden, che ha voluto circondarsi da un esecutivo molto al femminile e molto diversificato.
“Siamo certe che il Presidente incaricato Mario Draghi affronterà con energia la sfida della parità di genere, valorizzando le energie femminili nella composizione della sua squadra di governo: una sfida complessa, visto che il toto-ministri dei partiti è quasi esclusivamente maschile, ma che deve essere vinta”, avevano scritto 40 associazioni di manager, economiste, statistiche, accademiche, giornaliste e parlamentari riunite nella rete Donne per la salvezza.
Speranze del tutto disattese.
Da notare che, proprio mentre apprendeva di essere stata confermata ministra dell’Interno dal presidente Mario Draghi, Luciana Lamorgese stava partecipando a una tavola rotonda sull’uguaglianza di genere.
E le sue parole adesso appaiono quasi profetiche:
“Oggi stiamo assistendo a un grande cambiamento della pubblica amministrazione, ma anche a me è capitato, arrivando con altri colleghi, che questi venivano salutati al posto mio: si riteneva che il Prefetto non potesse essere una donna. Sono però fermamente convinta che la leva del cambiamento della condizione della donna nella società è in atto ed è soprattutto un cambiamento culturale. Cambiamento che parte dal superamento di quei dogmi che discriminano sulla base del genere, che devono tradursi in un processo che io chiamo di modernizzazione. C’è però bisogno di un’organizzazione strutturata che consenta una modalità di conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro, nell’ottica di un’amministrazione lungimirante che faccia delle differenze un valore. Invece, in questi ruoli di vertice, per essere considerati tali al pari degli uomini, c’è stata una nostra omologazione, tant’è che in termini di impegno lavorativo non abbiamo mai avuto orari e mai abbiamo messo davanti quelle che erano le esigenze familiari. Su questo ci sarebbe bisogno di servizi in modo da consentire alle donne di poter arrivare ai vertici. Non possiamo non dire che è grazie alla tenacia e all’impegno delle donne, così come di tanti uomini che hanno creduto in noi, se le distanze si sono accorciate. Anche se siamo ancora lontano dal traguardo completo di una piena parità”.
La lista delle ministre:
Senza portafoglio:
- Maria Stella Gelmini agli Affari regionali;
- Mara Carfagna al Sud;
- Elena Bonetti alle Pari opportunità;
- Erika Stefani alle Disabilità;
- Fabiana Dadone alle Politiche giovanili;
Con portafoglio:
- Luciana Lamorgese all’Interno;
- Marta Cartabia ministro della Giustizia;
- Cristina Messa titolare dell’Università.
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