Anni dopo il suo ritiro dal mondo dell'atletica leggera, Giulia Galtarossa ha trovato il coraggio di denunciare abusi e molestie che ha subito per anni da parte dei suoi allenatori
La confessione di Giulia Galtarossa, ex campionessa mondiale di ginnastica ritmica, arrivano come un pugno nello stomaco. E fanno molto male. Perché non è questo che ci si aspetta di ascoltare da una giovane donna che ha vinto trofei e medaglie in tutto il mondo, che ha portato alto il nostro tricolore volteggiando sul tappeto come una libellula.
Magra fino alle ossa, costretta a ritmi di allenamenti durissimi, pesata quattro volte al giorno e derisa per un etto in più o in meno (la chiamavano maialino e la costringevano a “sfilare” nuda davanti alle compagne): questo e molto altro si nasconde dietro il successo della giovane atleta che, in un’intervista alla testata La Repubblica, ha affermato che restituirebbe volentieri i premi vinti se questo servisse a ridarle la giovinezza che non ha avuto.
I soprusi e le violenze psicologiche venivano operati dai suoi allenatori, dai membri della Federazione Sportiva. Dopo essersi ritirata dal mondo dello sport, per anni l’ex atleta ha sofferto di disturbi alimentari – in particolare, le è stata diagnosticata la “sindrome da alimentazione incontrollata”, che in pochi anni l’ha portata a prendere molti chili e ha pregiudicato per lungo tempo la sua vita sociale.
Giulia, che oggi ha 31 anni, è una donna serena adesso, e proprio per questo ha avuto il coraggio di denunciare ora gli abusi subiti in questi anni. Perché del resto, quando sei un’adolescente e ti trovi “dentro” l’universo dello sport, rosa dai sensi di colpa e oppressa dalle parole di quelli che consideri i tuoi mentori, denunciare non è così facile.
Solo guardando le cose con distacco, temporale e spaziale, è possibile fare chiarezza dentro di sé e trovare la forza per tirar fuori tutto il marciume subito. Dopo la denuncia di Giulia e di altre ginnaste, ASSIST (Associazione Nazionale Atlete) chiede un tavolo permanente per indagare e fare luce su quello che viene definito un “sistema” di abusi, e non una serie di casi isolati.
La cosa è gravissima – si legge sulla pagina Facebook dell’associazione. – Nessuno si azzardi a dire a queste coraggiose atlete “Ma perché solo ora”. Non vi permettete e, piuttosto, tutti e tutte, SOSTENIAMOLE! Non siete sole ragazze della ginnastica e di qualunque altra disciplina dove queste modalità vengono fatte passare per normali, e noi vi crediamo!
In conclusione, vogliamo dire a gran voce che non è questo il senso vero dello sport, neppure di quello praticato a livello agonistico. Fare attività fisica, di qualunque tipo e a qualunque età, è la chiave per nutrire per avere un rapporto sano con il nostro corpo, per comprenderne i bisogni e le necessità in modo nuovo, per imparare a conoscerci e a renderci conto dei nostri limiti.
Quello che è accaduto all’Accademia di Desio, ciò che è stato denunciato dalle atlete, è solo barbara violenza fisica e psicologica perpetrata ai danni di persone troppo giovani per difendersi, che imprime un’onta sul mondo dello sport agonistico che sarà difficile da mandar via.
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