Gisèle Pelicot ha trovato la forza di affrontare un processo pubblico per un crimine ignobile di cui si è macchiato il marito che per anni l’ha drogata e ha permesso a oltre 50 uomini di abusare di lei: lo sta facendo per far capire a tutte le donne vittime di violenza che possono denunciare
Il processo contro Dominique Pelicot e altri 50 “uomini” accusati di violenza sessuale su Gisèle Pelicot ha sconvolto la Francia per la portata delle accuse e il coraggio della vittima nel denunciare pubblicamente gli abusi subiti. Pelicot, oggi 71enne, ha deciso di affrontare un processo pubblico, pur avendo la possibilità di farlo a porte chiuse, perché vuole che la sua storia diventi un simbolo per tutte le donne vittime di violenza.
Durante la sua seconda testimonianza, ha sottolineato l’importanza di rompere il silenzio attorno a questi crimini:
Volevo che tutte le donne vittime di violenze si dicano ‘Gisèle Pelicot l’ha fatto, possiamo farlo anche noi’.
Il suo ex marito, Dominique Pelicot, l’aveva drogata per anni con farmaci nascosti nel cibo, in particolare nel gelato al lampone, e poi permetteva a sconosciuti di abusare di lei mentre era incosciente, filmando tutto e archiviando centinaia di video.
Pelicot ha descritto l’incubo in cui viveva senza rendersene conto, convinta di avere problemi di salute mentale, tanto che pensava di soffrire di Alzheimer. Dominique Pelicot l’accompagnava anche a visite neurologiche, alimentando il suo sospetto per coprire i suoi crimini. “Pensavo: quanto sono fortunata” ha raccontato, ricordando quei momenti in cui lui sembrava prendersi cura di lei. In realtà, la stava tradendo nel modo più vile e crudele.
“Uno stupratore lo puoi trovare anche in famiglia, tra gli amici”
Il processo, iniziato a settembre 2024, coinvolge “uomini” di diverse età e professioni, molti dei quali sono stati descritti come “uomini eccezionali” dalle loro mogli e familiari.
Ma Gisèle ha ribadito con forza:
Perché uno stupratore non è soltanto qualcuno che incontri in un parcheggio buio a tarda notte. Lo puoi trovare anche in famiglia, tra gli amici.
La sua testimonianza mette in luce come la violenza possa annidarsi nelle relazioni più intime, smascherando una cultura dello stupro che, come ha dichiarato, “riguarda tutti noi”. Dominique Pelicot ha ammesso di aver drogato sua moglie dal 2011 al 2020, a sua insaputa, per violentarla e farla violentare da decine di uomini reclutati su Internet.
I cinquanta “uomini” processati assieme a lui, la maggior parte dei quali accusati di stupro aggravato, come lui rischiano di finire 20 anni in carcere. Dal canto loro hanno sostenuto di aver creduto di partecipare alla fantasia di una coppia scambista o di non essersi resi conto dello stato di incoscienza di Gisèle Pelicot.
La femminista Anna Toumazoff ha descritto il caso come l’emblema di una “banalità maschile”, dove uomini apparentemente normali si rendono complici di crimini orrendi. Pelicot, però, non vuole essere vista come una vittima che merita compassione, ma come una donna determinata a cambiare la società:
Non voglio più che se ne vergognino. La vergogna non dobbiamo provarla noi, ma loro.
Il potente discorso di Gisèle
“Sono una donna totalmente distrutta, non so come riuscirò a ricostruirmi, a rialzarmi da tutto questo. Non esprimo la mia rabbia, né il mio odio, ma la mia determinazione affinché si cambi la società. Lo sto facendo affinché tutte le donne che sono vittime di stupro possano dire “La signora Pelicot l’ha fatto, possiamo farlo anche noi”. Non voglio più che avere vergogna. La vergogna non è nostra, è loro.
Dall’inizio di questo processo sento donne, madri, mogli testimoniare e dire quanto i loro cari accusati siano uomini eccezionali, ma anche io avevo un uomo eccezionale, Lo stupratore non è l’uomo che si incontra in un parcheggio a tarda sera, lo stupratore può essere nella nostra famiglia.
Ho scelto di innalzarmi verso l’alto, tu hai scelto gli abissi dell’animo umano. Abbiamo condiviso le nostre risate, condiviso i nostri dolori, non ti ho mai abbandonato durante i tuoi problemi di salute. Mi sono preparata a questo processo, ma non ho ancora capito il perché Cerco di capire come questo marito, che era l’uomo perfetto, sia potuto arrivare a tanto. Come la mia vita sia potuta precipitare. Come tu abbia potuto far entrare nella nostra casa questi individui, conoscendo la mia avversione per lo scambismo. Per me, questo tradimento è incommensurabile.
Non è coraggio, è determinazione per far progredire questa società” E quando sento dire “hai un coraggio enorme”, non è coraggio, è volontà e determinazione per far progredire questa società sulla questione dello stupro. Resisto perché ho dietro di me tutte queste donne e questi uomini che mi aiutano a portare avanti questa lotta, perché non è solo la mia, è quella di tutte le vittime di stupro”.
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