Giornata internazionale dei popoli indigeni 2018: storie di uomini e donne che proteggono la Terra

Giornata Internazionale dei popoli indigeni 2018. Sono oltre 370 milioni e vivono in più di 70 paesi sparsi in tutto il mondo. Le popolazioni indigene sono spesso vittime di soprusi, di diritti negati, di diseguaglianze sociali, ma sono soprattutto dei grandi combattenti che lottano per la sopravvivenza delle loro terre ancestrali e per il rispetto dell’ambiente.

Sono oltre 370 milioni e vivono in più di 70 paesi sparsi in tutto il mondo. Le popolazioni indigene sono spesso vittime di soprusi, di diritti negati, di diseguaglianze sociali, ma sono soprattutto dei grandi combattenti che lottano per la sopravvivenza delle loro terre ancestrali e per il rispetto dell’ambiente.

Nel giorno in cui si celebra la Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo, che dal 1994 ribadisce la loro autodeterminazione, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) presenta un rapporto sulla situazione dei popoli indigeni in Guatemala, Colombia, Paraguay, Birmania, Filippine e Russia.

Pagine che denunciano che la violenza nei confronti degli attivisti indigeni per i diritti umani è ulteriormente cresciuta soprattutto in Sudamerica, Centroamerica e in Asia.

Le popolazioni indigene subiscono minacce e violenze sia da parte statale e delle forze armate regolari, sia da forze paramilitari e milizie private, da cercatori d’oro, da imprese minerarie o di estrazione di petrolio e gas naturale, da trafficanti di droga così come dalla mafia del legname. Chi in queste condizioni continua a lavorare per la difesa dei diritti dei popoli indigeni lo fa rischiando la propria vita.

Nel 2017 solamente in Guatemala sono stati uccisi 496 leader contadini. La maggioranza delle vittime erano indigeni che lottavano con mezzi pacifici per il rispetto dei loro diritti terrieri e contro l’invasione e la distruzione dei loro territori da parte di mega-progetti voluti da imprese estrattive e del settore energetico.

Per celebrare i popoli indigeni abbiamo raccolto le storie che dimostrano la loro grandezza di uomini e donne che da soli o con l’aiuto di associazioni ambientaliste, hanno portato avanti battaglie contro le multinazionali, sono riusciti a preservare la natura e a non perdere la loro natura indigena.

Bolivia

In Bolivia gli ospedali aprono le porte alla medicina tradizionale dei popoli indigeni. Già nel 2006 nel Paese è nato il viceministro per la medicina tradizionale e l’interculturalità che ha conferito nuovi incarichi al Ministero della Salute. L’iniziativa è nata con l’intento di promuovere, proteggere e diffondere le antiche conoscenze della medicina tradizionale nel sistema sanitario pubblico.

ospedali bolivia

Brasile

Una grande vittoria per gli indigeni Munduruku: la gigantesca diga idroelettrica che avrebbe stravolto per sempre il cuore dell’Amazzonia brasiliana non sarà costruita. Ad annunciarlo è l’Istituto Brasiliano delle Risorse Naturali Rinnovabili e Ambientali (IBAMA) che festeggia l’annullamento della licenza di edificazione del progetto a São Luiz do Tapajós.

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amazzonia cover copia copia

India orientale

La popolazione dei Dongria, una delle più isolate dell’India, ha lottato contro il Governo per evitare che venisse indetto un nuovo referendum per aprire la strada alle attività di estrazione mineraria. Nel 2012 i Dongria si erano opposti al Governo locale e alla compagnia Vedanta Resources che volevano costruire nuove miniere su larga scala.

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dongria miniera india

Brasile

Lo sport come forma di integrazione, di conoscenza e di comprensione reciproca: è con questo spirito che si sono tenuti a Palmas, in Brasile, nello stato amazzonico del Tocantins, i primi World Indigenous Games, i giochi mondiali dedicati ai popoli indigeni.

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Borneo

Il progetto di costruire una diga nello stato malese di Sarawak, in un’area del Borneo pressochè incontaminata e abitata da diverse comunità indigene, è stato definitivamente abbandonato dalle autorità, che hanno riconosciuto, almeno formalmente, le ragioni degli indigeni.

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Foresta Amazzonica

Dopo aver constatato l’inefficacia delle autorità brasiliane nel proteggere la foresta dal disboscamento, i Ka’apor, una tribù amazzonica composta da circa 2.200 persone, hanno deciso di organizzarsi autonomamente e di passare al contrattacco, difendendo la propria terra e fronteggiando i taglialegna illegali con tutti gli strumenti di cui dispongono – tecnologia compresa.

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