Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down, le frasi più ridicole e assurde che si sentono dire le persone con disabilità

“Non sta fermo in fila”, “ci manca l'esperienza necessaria”, sono solo alcune delle scuse che si sentono dire le famiglie delle persone con sindrome di Down. CoorDown torna in 200 piazze per il diritto alla partecipazione alla vita sociale delle persone con disabilità intellettiva

Sono ferme lì, ad aspettare che la giornata passi, mentre tutt’attorno è un brulichio di gente che nemmeno s’accorge che, dopotutto, avrebbero le stesse identiche esigenze. Nella vita sociale, in qualsiasi luogo in cui si incontri la collettività (anche quello che si dice “inclusiva”), la vita delle persone con sindrome di Down è tutt’altro che semplice.

Costrette ad affrontare ogni giorno episodi di discriminazione, in una lotta continua per ottenere un posto a scuola, nello sport, nei campi estivi, nel mondo del lavoro e nella vita sociale, nonostante le conquiste ottenuti. E in un mondo sempre più apparentemente attento all’inclusività, spesso vengono dette scuse ridicole che nascondono una verità più dura e pregiudizi difficili da ammettere.

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Le persone con disabilità subiscono svantaggi sistematici in tutti gli ambiti della loro vita per un meccanismo pervasivo, insidioso e invisibile, dato “per scontato”: l’abilismo. Ma nessuna scusa può essere accettabile per discriminare. Non ci sono scuse per non essere inclusivi.

Le scuse più ridicole

La nostra scuola non credo sia strutturata per poter accogliere allievi con Sindrome di Down. Non abbiamo mai avuto allievi come Sofia e non siamo certi di poter fare un buon lavoro. Oltretutto non credo che i nostri insegnanti (me per primo) abbiano mai lavorato in contesti simili. Mi vedo, pertanto, costretto a declinare, ma solo perché ci manca l’esperienza necessaria per accogliere allievi con disabilità, da una mail della Segreteria di una scuola di Teatro di Milano alla mamma di Sofia, 20 anni.

Un’associazione sportiva che – mentre stava spiegando a vari genitori il corso di tennis a cui avrei iscritto anche io mio figlio – si è girata verso di me e sorridendomi mi ha detto: “Abbiamo però anche corsi per disabili… – Mamma dell’associazione A.I.R. Down Moncalieri (TO)

Il primo centro estivo di Francesco (4 anni appena compiuti), accettò l’iscrizione ma non ritenne necessario un educatore specifico. Dopo il terzo giorno mi chiamarono e dissero che era necessario un educatore specifico perché Francesco “non sta fermo in fila” (esattamente come gli altri bambini di 4 anni) e che non se ne potevano occupare – Mamma dell’associazione A.I.R. Down Moncalieri (TO)

Una scuola di teatro che si raccontava inclusiva mi ha tenuto in ballo almeno un mese dopo il liceo di Silvia, che aveva fatto 5 anni di teatro al Liceo Virgilio di Milano, per dirmi alla fine che: “sa ma gli altri pagano 1200€ di iscrizione…” anche Silvia li avrebbe pagati, ma sottinteso c’era il pensiero “poi non possono trovarsi una compagna con la sindrome di Down!!!” – Mamma dell’associazione AGPD Milano.

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Per questo, CoorDown – Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down nata nel 1987 – lancia in occasione dell’8 ottobre, Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Scuse ridicole per non essere inclusivi”. Perché, come racconta il film dall’ironia amara “Ridiculous Excuses” (sotto), le scuse più assurde e improbabili, ma tristemente attuali, sono le più utilizzate per negare l’accesso e il legittimo spazio alle persone con disabilità intellettiva: dall’esclusione dalla gita di classe, alle opportunità nel lavoro, al diritto all’inclusione scolastica, al poter frequentare corsi e sport senza limitazioni, all’iscrizione nei centri estivi e nelle attività ricreative.

Il messaggio della campagna sarà diffuso con l’appuntamento annuale promosso da CoorDown che vedrà nel weekend dell’8 ottobre in oltre 200 piazze d’Italia i volontari delle associazioni aderenti al coordinamento nazionale distribuire il messaggio di cioccolato (realizzato con cacao proveniente dal commercio equo e solidale) che sostiene progetti volti all’inclusione e alla partecipazione attiva, in tutto il territorio nazionale.

Il diritto alla piena partecipazione alla vita sociale e il diritto all’inclusione delle persone con disabilità intellettiva sono ancora lontani dall’essere garantiti nel nostro paese. Troppe ipocrisie mascherate da buone intenzioni sono alla base degli ostacoli materiali e delle fatiche emotive che quotidianamente devono affrontare le persone con sindrome di Down e le loro famiglie, spiega Antonella Falugiani, Presidente di CoorDown.

Grazie alle centinaia di volontari, persone con sindrome di Down di ogni età insieme a genitori, fratelli e sorelle e amici, saranno in prima linea negli eventi di piazza per incontrare i sostenitori, dare informazioni, raccontare come verranno utilizzati i fondi raccolti.

QUI trovi le piazze della tua città.

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