Sempre più donne nel mondo della scienza, della tecnologia, delle missioni spaziali - ma molto deve essere ancora fatto per il raggiungimento della piena parità di genere
Donne e scienza, un binomio per molti versi ancora poco accettato nella società moderna, in cui troppo spesso le donne non sono ritenute all’altezza di affrontare studi in ambiti scientifici e tecnologici – considerati tradizionalmente “roba da uomini”. Oggi le Nazioni Unite celebrano la Giornata Mondiale delle donne nella scienza, nata negli anni ’90 proprio per colmare il divario fra i due sessi per quanto riguarda la partecipazione ai progetti scientifici.
Rispetto agli scorsi decenni, l’integrazione del genere femminile nel mondo della scienza sta aumentando, ma la strada da fare è ancora tanta: ad oggi solo il 33% dei ricercatori sono donne; nelle accademie scientifiche del mondo, la presenza femminile si ferma solo al 12%. Anche per quanto riguarda la scelta da parte delle donne di affrontare i cosiddetti studi STEM (acronimo inglese per science, technology, engineering and mathematics), i numeri non sono incoraggianti: meno di una donna su tre sceglie di laurearsi in discipline come ingegneria o informatica.
Per la maggior parte delle ragazze, le discipline scientifiche sembrano ancora essere appannaggio esclusivo dell’altro sesso, e questo le limita nel cimentarsi con temi quali la medicina, la tecnologia, l’intelligenza artificiale, la ricerca. Ma qualcosa, per fortuna, sta cambiando: esempi virtuosi di donne che si sono distinte per le loro competenze e la loro bravura all’interno della comunità scientifica stanno ispirando ragazzine di tutto il mondo a intraprendere un sentiero finora poco battuto dalle donne e non immaginato come possibile.
Un esempio di questo è la conquista dello spazio. A marzo dello scorso anno l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) aveva lanciato una selezione per aspiranti astronauti e la partecipazione femminile è stata molto sentita in tutti i Paesi del continente: ben 5.347 donne hanno risposto al bando.
L’Italia si è attestata al quarto posto per numero di aspiranti astronauti che hanno risposto al primo bando con 347 donne (e 1.498 uomini). Ora, dopo la prima scrematura, 37 italiane fra ingegneri, dottoresse, laureate in scienze naturali, matematiche e informatiche hanno avuto accesso alla seconda fase della selezione ESA: dovranno confrontarsi con altre 493 candidate provenienti dagli altri 25 Paesi membri dell’Agenzia Spaziale (di cui 154 francesi e 95 tedesche).
Speriamo che questi numeri siano solo i primi passi di un percorso verso la parità di genere in ogni settore e in ogni ambito – affinché nessuna donna possa più sentire su di sé il pregiudizio di aver scelto una carriera accademica o una professione “da uomo” per la quale le donne non sono portate.
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Fonti: Women in Science / ESA
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