109 anni fa si consumava il primo sterminio di massa del XX secolo. Circa un milione e mezzo di persone vennero trucidate e bruciate vive, mentre il loro patrimonio culturale, artistico e architettonico venne distrutto. E ancora oggi, a distanza di oltre un secolo, il genocidio armeno resta uno dei più ignorati e meno conosciuti della nostra storia
Metz Yeghern (“il grande crimine”): così gli armeni hanno ribattezzato quel genocidio di cui furono vittime agli inizi del Novecento. Tra il 1915 e il 1916 l’umanità scrisse una delle pagine più buie e terrificanti della sua storia.
Le origini del genocidio
Gli Armeni erano rappresentavano delle tante comunità che facevano dell’Impero Ottomano. Agli albori del XX secolo la popolazione armena, di religione cristiana, contava circa due milioni e mezzo di persone che vivevano nella zona dell’Anatolia orientale e già dalla fine dell’Ottocento iniziarono ad essere visti come una minaccia interna dai Giovani Turchi, partito politico laicista all’epoca al governo.
Allo scoppio del primo conflitto mondiale, questi ultimi si schierarono al fianco di Germania e Impero austroungarico contro la Gran Bretagna, Francia e Russia. I Giovani Turchi temevano l’alleanza degli Armeni russi, di cui erano nemici. Dunque l’appoggio della popolazione armena alla Russia portò ad una sanguinosa repressione da parte dell’Impero ottomano.
Il 24 aprile (giornata poi scelta per la commemorazione del genocidio) del 1915 gli intellettuali, giornalisti, medici ed ecclesiastici armeni di Costantinopoli vennero arrestati e deportati verso il deserto di Der-Es-Zor. Nelle terribili marce della morte tantissimi morirono per fame, sfinimento o si ammalarono durante il percorso, mentre chi non sopravviveva veniva giustiziato.
Non furono risparmiati neanche donne, anziani e bambini, forzati a lasciare le loro case per essere rinchiusi nei campi di concentramento. Ciò che accade fu una sorta di prova generale per le atrocità che vennero poi commessi dai nazisti negli anni successivi. Secondo le autorità armene, a trovare la morte furono in totale circa un milione e mezzo di persone.
Uno sterminio minimizzato e dimenticato
La Repubblica di Turchia, proclamata nel 1923 dalle ceneri dell’Impero ottomano, fin da subito ha adottato una linea negazionista, rifiutando di ammettere l’effettivo compimento di una campagna sistematica di sterminio, fatta di violenze di ogni genere (stupri, deportazioni di massa, efferati omicidi ecc.).
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In effetti l’obiettivo degli Ottomani era la cancellazione della comunità armena come soggetto storico, culturale ma soprattutto politico.
Ancora oggi le autorità turche negano che sia stato pianificato un vero e proprio genocidio mirato ad annientare gli armeni per motivazioni di natura etnica e religiosa. Inoltre, non riconoscono ufficialmente l’Armenia e si rifiuta di instaurare rapporti diplomatici con lo Stato che oggi conta oltre due milioni e mezzo di abitanti.
Alla luce di questo pericoloso negazionismo, abbiamo il dovere di ricordare tutte quelle persone uccise senza pietà nell’indifferenza del mondo…
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Fonte: MFA
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