La generosità è contagiosa. Parola di scienza. Ecco come si diffonde

La condivisione e la generosità sono fluide e sarebbero guidate dalle norme e dai comportamenti del gruppo. Il nuovo studio.

Lavorando con un gruppo nomade in Tanzania, una delle ultime popolazioni nomadi di cacciatori-raccoglitori rimaste, gli psicologi hanno mostrato come la cooperazione sia flessibile

Cooperiamo, collaboriamo, doniamo. Per quanto ci possa sembrare impossibile, nel mondo moderno le persone cooperano continuamente con altre persone, inclusi gli estranei. Doniamo il sangue, forniamo servizi, diamo in beneficenza, ma perché tendiamo ad essere generosi e a lavorare insieme?

Alcuni i ricercatori hanno studiato i cacciatori-raccoglitori della tribù Hadza in Tanzania per un periodo di sei anni e hanno messo insieme i pezzi di una visione nuova e sorprendente sul perché le persone siano generose.

Pare che sia proprio lo stile di vita Hadza a offrire la possibilità di studiare come si siano evoluti certi tratti umani. Tra il 2010 e il 2016, lo psicologo Coren Apicella dell’Università della Pennsylvania ha visitato più di 50 campi ad Hadzaland per studiare la cooperazione. Il suo nuovo documento, steso insieme a Penn Kristopher Smith e Tomás Larroucau, trova che questo tratto è flessibile, evidenziando la capacità degli umani di adattarsi ai diversi ambienti sociali.

Le loro nuove prove dimostrano che gli Hadza sono generalmente disposti a condividere. Ma questo non significa che lo facciano sempre: se una persona in particolare condivide generosamente dipende meno dall’individuo e più dal gruppo con cui è vissuto in quel momento. Ossia, dipende più dalle norme sociali del gruppo di cui fa parte, che dalla inclinazione del singolo individuo.

Nel campo della biologia evolutiva e della sopravvivenza del più adatto, la cooperazione è un’attività rischiosa. Eppure gli umani lo fanno: “Ci impegniamo in azioni costose per aiutare gli altriafferma lo psicologo Apicella. Capire come gli umani siano diventati una specie cooperativa è spesso definito uno dei grandi enigmi della scienza. Una soluzione è quella di garantire che i cooperatori interagiscano solo con altri cooperatori, in modo che possano beneficiare di tale caratteristica e non essere sfruttati dagli imbroglioni”.

La cooperazione, insomma, può evolvere solo se i benefici che porta interessano soprattutto chi collabora e per stabilirlo i ricercatori hanno studiato gli Hazda. “Gli Hadza – spiega Ibrahim A. Mabulla, coautore dell’articolo – sono una delle ultime popolazioni rimaste sul pianeta che vivono secondo uno stile di vita simile a quello adottato per centinaia di migliaia di anni dai nostri antenati e ciò permette di farsi un’idea di come si sia evoluta la cooperazione”.

Una caratteristica di questa società è la fluidità: essi si aggregano in piccoli gruppi la cui composizione varia ogni due-tre mesi. È per questo che è stato possibile non solo osservare i comportamenti naturali di condivisione, ma anche di realizzare veri e propri esperimenti sulla disponibilità dei singoli a condividere con gli altri membri del gruppo in cui vivono in un certo periodo (agli Hadza al posto del denaro erano offerte piccole quantità di miele, il loro cibo preferito).

La volontà individuale di condividere cambia di anno in anno in relazione ai compagni del gruppo del momento”. spiega Apicella. Ciò significa che le persone le persone tendono a condividere in modo da corrispondere alla volontà del gruppo in cui vivono al momento.

hadza tanzaniaGli Hadza della Tanzania

La condivisione, quindi, e la generosità, sarebbero guidate dalle norme e dai comportamenti del gruppo e non è detto che le persone più cooperative preferiscano sempre vivere con altre persone cooperative: le persone scelgono i compagni di gruppo in primo luogo in base alla loro capacità di produrre.

Poiché il cibo che entra nel gruppo è comunque condiviso – dice ancora Apicella – quanto siano cooperative le persone importa meno della quantità di cibo che possono ottenere. I cacciatori o raccoglitori incapaci non avranno cibo da condividere, indipendentemente da quanto possano essere cooperativi”.

I risultati evidenziano la natura flessibile della cooperazione umana, dicono i ricercatori. Più in generale, mostrano che la generosità può essere contagiosa.

Se ti trovi circondato da persone egoiste, non devi necessariamente trovare una nuovo gruppo di appartenenza ma, essendo generoso, tu stesso puoi far sì che anche gli altri diventino generosi”.

Ecco una fantastica regola sociale che tutti dovremmo adottare!

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Germana Carillo

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