Eserciti “ecosostenibili”: anche la guerra incontra le tecnologie verdi

Stati Uniti e Cina hanno iniziato una nuova corsa agli armamenti. Questa volta, però, c'è una sostanziale – e importante – differenza di fondo: si tratta di ausili ecosostenibili. Sviluppati, cioè, con l'aiuto delle nuove tecnologie. Per quanto “ecosostenibile” può essere un dispositivo studiato per generare morte e distruzione.

Ancora una volta, Albert Einstein aveva ragione, quando disse: “Io non so con quali armi sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma so che la quarta sarà combattuta con pietre e bastoni”. Ovviamente, tutti speriamo che a questi livelli non si arrivi mai. Ma un dato di fatto comincia a essere sotto gli occhi delle Nazioni: Stati Uniti e Cina hanno iniziato una nuova corsa agli armamenti. Questa volta, però, c’è una sostanziale – e importante – differenza di fondo: si tratta di ausili ecosostenibili. Sviluppati, cioè, con l’aiuto delle nuove tecnologie. Per quanto “ecosostenibile” può essere un dispositivo studiato per generare morte e distruzione.

Per questa nuova forma di competizione, vengono spesi centinaia di miliardi di dollari all’anno: una beffa, se si guarda questa “voce” con l’occhio di chi vorrebbe un mondo più “green” anche dal punto di vista del dispendio economico.

Ma non vengono usati combustibili fossili e reagenti chimici. Meno male, verrebbe – con amara ironia – da pensare. Solo che qui non c’è da scherzare: se, ieri, il grosso rischio delle guerre nucleari sarebbe stato la distruzione dell’intero Pianeta, un domani i danni potrebbero rivelarsi più subdoli: nessun danno permanente all’ecosistema.

L’argomento, reso noto ai lettori italiani in una inchiesta pubblicata in questi giorni su “Internazionale”, è un inno ai grandi numeri e alle nuove tecnologie. Che, però, non vengono impiegati per scopi pacifici.

Dalla Cina terremoti artificiali

Dati alla mano, la spesa del Governo di Pechino per le tecnologie “verdi” è di 288 milioni di dollari al giorno. La sua origine parte piuttosto da lontano: dal 1999, per la precisione, quando in un saggio sulle nuove tecniche di guerra, pubblicato dall’esercito cinese, veniva indicato l’utilizzo di nuovi strumenti bellici, come le armi meteorologiche.

In sostanza, si proponeva uno studio sulla produzione di terremoti artificiali e catastrofi naturali, definiti come “Decisivi” per gli “Attacchi a sorpresa delle guerre informatiche”.

E il Pentagono diventa eco friendly

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Vernici ecologiche senza cloro per abbassare l’impatto con l’ambiente, da utilizzare per gli elicotteri Apache. Impiego di energia eolica e solare per le basi militari e le attrezzature. E nuove, e ancora più sofisticate, soluzioni “eco compatibili” per produrre energia con l’acqua del mare. Di più: sono allo sviluppo aerei alimentati a bio carburante.

Questa è la sfida dell’esercito USA: una generale conversione del settore militare. Probabilmente, gli Stati Uniti devono avere compreso come uno sconsiderato utilizzo del petrolio può essere dannoso per le casse dello Stato. Meglio affidarsi alle tecnologie “verdi”.

Ed ecco, perciò, la progressiva installazione di pannelli fotovoltaici nelle basi militari (nel 2009, a questo proposito, è stato installato il più vasto impianto solare dello Utah. Dove? Presso la Hill Air Force Base). E lo sviluppo di attrezzature da campo alimentate dal Sole, come le radio portatili e le tende con celle solari.

Come spendere 1,5 miliardi di dollari per l’energia dal mare

Si chiama Otec, sigla che indica Ocean Thermal Energy Conversion (Conversione dell’energia termica prodotta dall’oceano), e secondo i vertici della Marina degli Stati Uniti produrrà, fra 10 anni, la metà del fabbisogno elettrico per la sua flotta.

È un sistema – estremamente costoso: ogni centrale, che produrrà da 100 a 200 mW, sufficienti per alimentare 50 mila abitazioni, costerà 1,5 miliardi di dollari – che sfrutta la potenziale, e immensa, riserva di energia prodotta dal mare. Un sistema di pompe aspira acqua calda dalla superficie e acqua fredda dalle profondità marine. L’impiego dei due flussi riscalda e raffredda un sistema chiuso al cui interno c’è una sostanza, a base di ammoniaca (ma non dovevano essere “green”?) che raggiunge l’ebollizione a temperatura ambiente.

L’acqua fredda condensa l’ammoniaca e incanala il fluido in una turbina. Successivamente, l’acqua calda trasforma l’ammoniaca in un gas che, espandendosi, aziona le pale della turbina. Terza fase: l’ammoniaca, dall’azione dell’acqua fredda, si condensa nuovamente. E così via.

Questo processo, sviluppato per ovviare al limite tecnico dell’utilizzo dell’energia solare ed eolica (troppo dipendenti dalle condizioni meteo), è attualmente in fase di sviluppo presso una base navale sull’Atollo Diego Garcia, nell’Oceano indiano.

Aerei “caccia” e navi a carburante pulito

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Riguardo ai combustibili da utilizzare per i suoi veicoli, l’esercito degli Stati Uniti ha in programma un piano per rendere “eco compatibili” anche gli aerei “caccia”: il primo esempio è il Green Hornet, il primo aereo “ecologico” ad avere superato la barriera del suono, e che viene in parte alimentato a bio carburante.

Lo sviluppo, in questo senso, porterà a nuovi traguardi: per il 2016, infatti, il Segretario della Marina, Ray Mabus, ha anticipato che sarà allestita la Great Green Fleet, una flotta di portaerei che sarà alimentata senza l’uso di combustibili fossili.

Sarà, dunque, questo lo scenario futuro per le forze militari? Speriamo, almeno, che anziché “ecoguerre” queste tecniche possano essere d’aiuto per un più veloce e articolato sviluppo delle tecnologie green da applicare alla vita di tutti i giorni.

Piergiorgio Pescarolo

Foto: www.navy.mil

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