“Don’t Look Up” smaschera il negazionismo dietro cui si nasconde la nostra inazione climatica

Il nuovo film Netflix presenta un'allegoria della attuale crisi climatica e del comportamento negazionista di media e politica

Il nuovo film Netflix, che sta avendo grande successo, presenta un’allegoria della attuale crisi climatica e del comportamento negazionista di media e politica

Disponibile su Netflix solo da una manciata di giorni, ma è già in vetta alle classifiche della piattaforma. È Don’t Look Up, il nuovo film di Adam McKay con un cast stellare che vanta la presenza di Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence, Timothée Chalamet, Ariana Grande e Meryl Streep: in soli dieci giorni è diventato il terzo film più visto di sempre sulla piattaforma Netflix con ben 263.320.000 di visualizzazioni. Un tale successo ha destato particolare scalpore se si pensa che questa è la prima grande produzione cinematografica che tratta, seppur in maniera allegorica, il tema della crisi climatica – con una coppia di scienziati, interpretati da Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, che guardano con orrore mentre le persone ignorano intenzionalmente i loro avvertimenti di un disastro imminente. 

Di film catastrofisti, che hanno per protagonisti scienziati che lanciano allarmi e che non vengono ascoltati se non quando ormai è quasi troppo tardi, la cinematografia recente è piena: diciamo che è un genere che piace e che attira una buona fetta di pubblico. Dont’ Look Up, tuttavia, si differenzia dagli altri poiché mostra in maniera satirica come la nostra società (mass media e politici compresi) metta la testa sotto la sabbia di fronte a fatti scientifici scomodi o minacciosi, che prevedrebbero una drastica inversione di tendenza da parte nostra. Proprio come per la crisi climatica: purtroppo, non sono pochi i politici e i personaggi influenti che evitano di parlare apertamente della questione o ne sminuiscono la pericolosità, negando il fatto che ci stiamo avviando di gran carriera verso il baratro. Infatti, la differenza più importante tra la trama del film e l’effettiva crisi incombente dell’umanità è che, mentre gli individui possono essere impotenti contro una cometa, tutti noi possiamo agire con decisione per smettere di alimentare il cambiamento climatico. Una coppia di psicologi ha provato a sfatare alcuni miti che alimentano il negazionismo nel film (e nella nostra quotidianità alle prese con il riscaldamento globale):

  1. Non possiamo fare nulla prima che la scienza non sia certa al 100%. Nessuno scienziato darà mai una certezza del 100% perché la scienza, per quanto disciplina esatta, deve conservare un piccolo margine di errore. Questo però non significa che quanto affermato dalla letteratura scientifica non debba essere preso sul serio: per quanto riguarda la crisi climatica, esistono prove schiaccianti della pericolosità del clima impazzito per colpa dell’uomo (alluvioni, siccità estrema, temperature anomale…) – cosa altro ci serve per agire? Se un politico temporeggia, assumendo un atteggiamento del tipo aspettiamo e vediamo come va (come la presidente del film, interpretata da Meryl Streep), sta di fatto negando i risultati della scienza.
  2. Ciò che è descritto dalla scienza è troppo difficile da accettare per il grande pubblico. Certamente parlare della crisi climatica e di come cambierà il mondo nei prossimi anni se non facciamo qualcosa per contrastarla genera sentimenti di ansia e stress nelle persone (ne abbiamo parlato in questo articolo), ma non parlarne non è il modo migliore per risolvere il problema. Esistono molti modi per dire le cose e diffondere le notizie: evitare il catastrofismo in TV ma spiegare per bene cosa sta accadendo e cosa ci aspetta può essere un ottimo modo per gestire l’ansia delle masse.
  3. La tecnologia ci salverà. La convinzione che un’unica soluzione tecnologica, che possibilmente non sconvolga troppo le nostre abitudini e ci garantisca il tenore di vita a cui siamo abituati, basti a risolvere il problema della crisi climatica, è quanto di più sbagliato si possa affermare: non basta raccogliere tutta l’anidride carbonica e stiparla in fondo agli oceani, oppure passare semplicemente a fonti di energia rinnovabili per arginare la crisi climatica. Bisogna agire su molti fronti e modificare radicalmente le nostre abitudini affinché la crisi possa effettivamente risolversi.
  4. L’economia è molto più importante di qualsiasi altra cosa. Questo mantra, ripetuto per decenni, ci ha portato alla distruzione della biodiversità in cui viviamo oggi. Come abbiamo detto, agire in difesa dell’ambiente è un processo che richiede lo sforzo – anche economico – di tutti, ma permetterà di salvare vite umane e non solo. Al contrario, le ripercussioni economiche dei disastri ambientali (incendi, alluvioni, frane, siccità, carestie…) saranno sempre più pesanti da sopportare e finiranno con l’impoverirci tutti. Se non investiamo oggi pagheremo domani le conseguenze della nostra inazione.

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Fonte: The Conversation

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