Lavorano chiuse nei capannoni, 14 ore di fila a 4 euro l’ora. Sono pagate in nero e costrette a maltrattamenti e abusi se provano a ribellarsi. Sono le donne indiane di etnia Sikh sfruttate a Terracina dagli imprenditori dell’agro pontino e dai caporali.
Lavorano chiuse nei capannoni, 14 ore di fila a 4 euro l’ora. Sono pagate in nero e costrette a maltrattamenti e abusi se provano a ribellarsi. Sono le donne indiane di etnia Sikh sfruttate a Terracina dagli imprenditori dell’agro pontino e dai caporali.
Schiave dei nostri giorni e dei nostri campi con stipendi da fame, senza alcuna garanzia, indennità e altro. Le braccianti indiane lavorano ogni giorno in queste condizioni, ma accanto alla fatica fisica c’è anche lo stress psicologico, compreso il ricatto di molestie sessuali se provano a denunciare o a ribellarsi.
Lo racconta in un lungo reportage, Avvenire che raccoglie le testimonianze delle braccianti di Terracina nel Lazio.
Alcune di loro si erano ribellate allo sfruttamento e alle minacce denunciando i loro ‘padroni’, ma poi per paura di ripercussioni e di perdere il lavoro, hanno ritrattato. Ma l’inchiesta della procura di Latina va avanti d’ufficio.
Contratti grigi e stipendi sotto il minimo
Pagate 4 euro l’ora, ma solo per 4-6 ore per un massimo di 18,25 euro al giorno e bonus 80 euro pagato a metà.
“Scrivono 15 giorni ma poi ne lavoriamo 30, anche sabato e domenica. Se non accettiamo perdiamo il lavoro. Stiamo sempre in piedi a fare cassette. Se iniziamo alle 6 facciamo una pausa di 10 minuti alle 9. Ma se cominciamo alle 7 niente pausa. Dalle 12 alle 13 ci fermiamo per mangiare, poi nulla finché non finisce il lavoro”, racconta una delle braccianti ad Avvenire.
Lavoro massacrante e nessuna garanzia perché se “una è incinta viene subito licenziata, anche perché non può sollevare cassette di 30-40 chili”.
“Così qualcuna è stata obbligata ad abortire. Lavoro anche notturno perché prima parte il camion carico e prima arriva sul mercato e più è alto il prezzo che si spunta. Nessuna protezione, per tutta la stagione solo un paio di guanti, anche se lavorano per ore con l’acqua fredda”, si legge ancora.
La giornata inizia alle 6, ma la frutta e la verdura alle 8, così quelle due le braccianti non sono pagate.
Ricatti economici e ricatti sessuali
“Alcuni caporali e proprietari ci provano, soprattutto con le ragazze nuove, quelle che hanno più bisogno. E che alla fine accettano le avance. Ma neanche questo gli basta. Quando abbiamo chiesto mezzo euro in più dei 4 che ci dava, il padrone ci ha portate tutte al cancello e ha detto ‘è aperto, se volete potete uscire, ma se volete restare non chiedete soldi’”.
Seguono minacce e perfino botte, ma succede solo per le indiane, le marocchine e le rumene. Secondo le braccianti, le italiane sono pagate in regola e non hanno lo stesso trattamento.
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Dominella Trunfio