È l’edizione numero 9 della giornata celebrativa che vuole però essere anche un’occasione di riflessione. Seppure aumentano le immatricolazioni nelle facoltà STEM la differenza tra salario delle donne e quello degli uomini, a parità di esperienza e laurea, è ancora un problema concreto
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Immagina il futuro: è questo il focus dell’edizione 2022 della giornata internazionale delle donne in ingegneria dedicata, in particolare, alle inventrici e innovatrici. I dati raccolti lo scorso anno mostravano che a livello globale solo il 16,5% degli ingegneri era donna.
E in Italia com’è la situazione? Nel 2019 le donne con una laurea in ingegneria erano pari al 28,1% ben oltre la media europea del 25%.
STEM per disegnare il futuro
Questo acronimo, STEM, comprende le materie scienza, tecnologia, ingegneria e matematica quelle, per intenderci, che nel passato sono state promosse più tra i ragazzi che tra le ragazze.
Nel 2021 le immatricolazioni registrano un aumento femminile verso questi cicli di studi ma, come riporta una ricerca Ipsos per Save the Children, molte giovani sentono ancora queste materie come poco adatte sebbene le incuriosiscano. Vent’anni fa le ingegnere erano il 16% dei laureati, nel2019 erano il 30,8%. Ancora bassa la presenza femminile tra i laureati in Ingegneria meccanica, elettrica e dell’automazione, parliamo del 14%.
Il salario di genere per un ingegnere
Si fa presto a chiedere quanto guadagna un ingegnere nel nostro paese. Forse dovremmo aggiungere se uomo o donna. Per una laureata da 5 anni in Ingegneria industriale il guadagno medio mensile è di 1.700 euro contro i 1.850 euro degli uomini. Per l’Ingegneria civile una donna guadagna circa 1.400 euro mese contro i 1.644 euro dei maschi.
Le rilevazioni congiunte dell’Osservatorio Talents Venture e Assolombarda, notano come a un anno dalla laurea in materie STEM il tasso di occupazioni degli uomini è del 91,8%, quello femminile dell’89%. Un gap che si amplia a cinque anni dal conseguimento del titolo: 91% contro l’84%, con una dalla disparità economica di circa 300 euro mensili ovviamente a discapito delle donne.
La prima ingegnera d’Italia
Sono diverse le donne laureate in ingegneria che hanno fatto la storia ciascuna a proprio modo. Di certo alcune più di altre hanno sfidato una società ancora più maschilista di quella odierna scegliendo una facoltà come questa, basti pensare che gli atenei erano stati aperti alle donne solo dal 1874.
Emma Strada è stata la prima donna in Italia a laurearsi col massimo dei voti nel 1908 al Politecnico di Torino, terza su 62 corsisti uomini, davanti a una commissione che non sapeva se definirla ingegneressa o ingegnere come poi è stato deciso. Il padre e il fratello erano ingegneri e per lei la scelta di questo indirizzo di studi era cosa ovvia. Seguì poi molti lavori in tutto il Paese, dagli acquedotti pugliesi alle gallerie nel catanzarese solo per citarne alcuni.
Fare gruppo
Il suo nome non compariva nei lavori che seguiva poiché si iscrisse all’albo solo dopo il 1950. In quello stesso periodo inizia a occuparsi della promozione delle donne in questo settore: al tempo risultavano iscritte agli albi professionali 148 donne laureate in Ingegneria e 147 in Architettura.
Il 12 dicembre 1957 fonda l’Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architetto (AIDIA) assieme ad altre colleghe come Anna Enrichetta Amour, Laura Lange, Ines del Tetto, Lidia Landi, Adelia Racheli, Vittoria Ilardi, Alessandra Bonfanti e Laura Poli, la prima laureata in ingegneria all’Università di Padova nel 1920.
Le finalità erano quelle della promozione di scambi di idee a scopo culturale e professionale, la valorizzazione del lavoro delle donne nel campo della scienza e delle tecniche, l’assistenza reciproca nel campo della professione, coltivare legami culturali e professionali con analoghe associazioni italiane ed estere.
Il 7 giugno scorso la Sala dell’ex Consiglio della Facoltà del Politecnico di Torino le è stata intitolata.
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Fonti: Save The Children/C.N.I./Talentsventure
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