Nyaradzo Hoto aveva solo 20 anni quando per colpa della povertà, è stata costretta dalla famiglia a lasciare la scuola e sposarsi. Oggi è una ranger
Nyaradzo Hoto aveva solo 20 anni quando per colpa della povertà, è stata costretta dalla famiglia a lasciare la scuola e sposarsi con un marito che poi si è rivelato un violento. Ma questa donna, ha trovato il coraggio di cambiare vita e oggi fa parte delle Akashinga, le ranger che combattono il bracconaggio in Africa.
Una storia, quella di Nyaradzo Hoto uguale a quella di tante donne che continuano ad essere costrette a matrimoni precoci per via della povertà e che si ritrovano in casa estranei che abusano di loro, arrivando a violenze inaudite. La ragazza ha molto sofferto. Il marito, in continuazione ubriaco, l’aveva umiliata in ogni modo con maltrattamenti e atteggiamenti simili alla schiavitù.
“I miei genitori non avevano soldi per mantenermi e farmi continuare la scuola, mi ero sposata per disperazione, ma sono diventata una schiava per mio marito e per tutta la famiglia, senza ricevere mai nulla in cambio”, spiega la donna che oggi ha 28 anni.
Un marito, come dicevamo, molto violento. “Era solito schiaffeggiarmi e prendermi a calci, tornava a casa ubriaco a tarda notte e mi picchiava”, dice ancora. Così Nyaradzo Hoto, continua a coltivare solo nel suo intimo, il desiderio di essere una donna rispettata, di avere una carriera e di avere una famiglia normale e felice. “Non mi ha permesso di fare nulla, mi ha tolto perfino i sogni”, aggiunge.
In Africa, afferma Nyaradzo, le donne sono persone di seconda classe. Il divorzio è “qualcosa che fanno gli uomini”. La prospettiva di lasciare il marito e iniziare una nuova vita sembrava quindi impossibile. La ragazza per paura di non essere creduta, in due anni non aveva mai detto nulla degli abusi subiti.
“La maggior parte degli africani dà per scontato che ci possano essere abusi domestici. Sei costretto ad accettare le dure e dolorose condizioni per il resto della tua vita”, dice Nyaradzo.
Eppure lei ad un certo punto ha trovato il coraggio di spezzare le catene e fuggire dalla schiavitù. “Non è stato facile cambiare tutto e ritornare in una posizione ancora più incerta e vulnerabile, è stato doloroso”. Così dopo la morte di suo padre, Nyaradzo è tornata a casa della famiglia, dove ha trascorso i successivi tre anni a prendersi cura di otto persone. Questo fino a quando non ha visto dei volantini in cui si ricercavano donne disponibili a diventare dei ranger. Un durissimo allenamento, ma poi Nyaradzo Hoto è riuscita ad entrare nel gruppo Akashinga (coraggiosi) la prima forza armata anti-bracconaggio al mondo, che dà una seconda vita alle donne che hanno subito atti di violenza e torture. Avevamo già parlato di loro, guerriere coraggiose che sfidano gli stereotipi di un mondo dominato dagli uomini e che difendono gli animali in via d’estinzione dai bracconieri. Lavorano al Phundundu Wildlife Park nello Zimbabwe, un terreno dove oggi vivono 11mila elefanti che hanno bisogno di tutela.
Secondo l’ International Anti-Poaching Federation, queste ranger “sono meno suscettibili alla corruzione, lavorano di più, non si ubriacano, mostrano livelli maggiori di onestà e orgoglio e considerano moltissimo il loro ruolo e l’opportunità che è stata loro data”. A guidare il team c’è Damien Mander, un ex militare dell’esercito australiano che dopo diverse missioni in Afghanistan ha deciso di trasferirsi in Africa per combattere il fenomeno del bracconaggio che continua a fruttare oltre 200 miliardi di dollari l’anno. Dopo aver fondato l’ International Anti Poachinf Federation ha iniziato ad arruolare la popolazione locale, e mentre all’inizio c’erano solo e soltanto uomini, Mander girando tra i villaggi si è reso conto di quante donne avessero bisogno di un lavoro per ricominciare.
“Le 87 donne arrivate a quella prima selezione erano tutte sopravvissute a gravi violenze sessuali, violenza domestica, orfani dell’AIDS, madri single e mogli abbandonate. Anche prostitute”, spiega Mander. Un allenamento estenuante, ma Nyaradzo ce l’ha fatta: negli ultimi tre anni, i ranger Akashinga hanno effettuato più di 190 arresti e contribuendo a ridurre del 80% il livello di bracconaggio di elefanti nella valle dello Zimbabwe.
“Non ho paura di arrestare i bracconieri. Perché se non li fermiamo, non rimarrà nulla. Salvare gli animali è ora la mia prima priorità.
Nyaradzo, che ora sta studiando per prendere una laurea in conservazione, afferma che non avrebbe potuto immaginare di avere un futuro così. “Il mio lavoro e il mio dovere di ranger hanno trasformato totalmente la mia vita. A tutte le donne del mondo in difficoltà dico che bisogna lottare per andare avanti.Una donna può sfuggire allo sfruttamento ed essere libera”.
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