Le donne afghane cantano la resistenza contro la nuova legge talebana che le vuole silenziare

La norma è stata emanata la scorsa settimana dal ministero per la "Promozione della virtù e la prevenzione del vizio", istituito nel 2021 dopo che i talebani hanno preso il controllo dell'Afghanistan

Si alza il vento della resistenza. Le donne afghane hanno deciso di servirsi della propria voce per protestare contro la legge per la “Promozione della virtù e prevenzione del vizio” con cui i talebani hanno vietato loro persino di parlare al di fuori delle mura domestiche.
Questa nuova ondata di restrizioni mira a cancellare la presenza femminile dalla sfera pubblica, rendendo le donne invisibili e silenziose. Ma le donne afghane non si sono arrese, decidendo di rispondere con una forma di protesta potente e commovente: il canto.

La musica come simbolo di libertà

“Mi hai messo il sigillo del silenzio sulla bocca fino a nuovo ordine”, “mi hai imprigionata in casa per il crimine di essere donna”: sono solo alcune delle frasi cariche di rabbia e dolore che le #donne pronunciano nei loro video.

Sui social media, stanno circolando numerosi video di donne afghane, sia all’interno che all’esterno del paese, che cantano testi rivoluzionari e tradizionali, sfidando apertamente le leggi restrittive. I loro volti, a volte coperti dal burqa, altre volte scoperti, esprimono una determinazione incrollabile. I loro canti, carichi di emozione, parlano di libertà, resistenza e speranza.

“Eccoci qui, le donne, il mondo, cantiamo libertà come un uccello”, recita una delle canzoni più condivise. “Alzati, gente mia. Alzati, amico mio. I loro stivali potrebbero essere sul mio collo. O i loro pugni sul mio viso. Ma con la nostra luce profonda dentro combatterò per tutta questa notte.”

Queste parole, cantate con passione, sono un grido di battaglia contro l’oppressione, un rifiuto di essere messe a tacere. Le donne afghane stanno dimostrando al mondo che la loro voce non può essere soffocata, che la loro sete di libertà è più forte di qualsiasi legge restrittiva.

Una protesta globale

La protesta delle donne afghane ha suscitato una forte reazione a livello internazionale. Le Nazioni Unite, diversi governi e organizzazioni per i diritti umani hanno condannato fermamente le nuove leggi talebane, definendole una violazione dei diritti fondamentali delle donne.

L’Alto Commissariato per i Diritti Umani Volker Türk ha chiesto l’immediata abrogazione della legislazione, sottolineando che “togliere potere e rendere invisibile e senza voce metà della popolazione dell’Afghanistan non farà che peggiorare la crisi umanitaria e dei diritti umani nel Paese”.

Anche l’ex segretaria di Stato americana Hillary Clinton si è unita al coro di protesta, affermando che “il mondo non può più tacere su quello che sta accadendo a Kabul”.

La resistenza continua

Da quando i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, tre anni fa, sono state introdotte misure sempre più repressive e crudeli nei confronti delle donne, limitandone la libertà in ogni aspetto della vita.

La nuova legge fa parte di un pacchetto di norme che impongono alle donne di coprirsi completamente quando escono di casa, proibendo loro di parlare con sconosciuti e di viaggiare da sole, anche sui mezzi pubblici. La ragione di questo silenzio forzato è che le donne sono considerate “aurat”, ovvero parti del corpo da nascondere per evitare di “tentare” gli uomini.

Ma nonostante le minacce e le intimidazioni, le donne afghane continuano a lottare per i loro diritti. La loro protesta, pacifica ma determinata, è un esempio di coraggio e resilienza per tutte e tutti.

“Nessun comando, sistema o uomo può chiudere la bocca a una donna afghana”, ha dichiarato una giovane laureata che ha postato un video di se stessa mentre cantava all’aperto, sfidando le leggi talebane. “Restiamo più forti di prima”.

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