Su Rai Play la testimonianza di Diana Lucia Medri, bambina di Chernobyl che poi adottata a Codogno si è trovata a vivere una nuova zona rossa
Sono passati 35 anni dal disastro di Chernobyl, il più grave incidente nucleare di sempre, le cui gravi conseguenze sull’ambiente e sulla salute delle persone sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Tra le bambine che abitavano non molto distanti dalla centrale bielorussa c’era Diana Lucia Medri che, uno strano caso del destino, ha poi fatto arrivare a Codogno, dove è stata adottata da una famiglia.
Diana Lucia Medri è la protagonista dell’episodio di Ossi di Seppia di oggi, visibile su Rai Play. All’epoca di Chernobyl era solo una bambina ma oggi, da adulta, si è trovata a rivivere una situazione simile e allo stesso tempo molto diversa.
Come è ormai tristemente noto, nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986, è avvenuta la terribile esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl. A quel tempo Diana si trovava proprio a poche decine di chilometri dalla centrale e l’esplosione ha inevitabilmente cambiato per sempre la sua vita. La piccola infatti ha perso la sua famiglia.
Qualche anno più tardi, come è avvenuto per molti altri bambini bielorussi, Diana è stata adottata da una famiglia italiana ed è arrivata a Codogno. Uno strano caso del destino dicevamo, dato che proprio a Codogno si è verificato in Italia il primo caso di coronavirus.
Diana si trova allora nella prima zona rossa che abbia mai avuto il nostro paese e, per certi versi, le sembra di rivivere un film già vissuto. Anche a Chernobyl infatti, all’epoca, fu istituita una zona rossa per tutti i territori limitrofi e i paesaggi in poco tempo divennero spettrali (indimenticabili anche le città completamente vuote riprese durante il lockdown dell’anno scorso).
La testimonianza di questa bambina oggi adulta è un perfetto filo conduttore tra passato e presente in cui due nemici invisibili, sia pure di diverso genere, la fanno da padrone: da una parte le radiazioni e dall’altra il nuovo coronavirus.
Motivazioni molto diverse che ci hanno comunque costretto a rimanere chiusi nelle nostre case con la paura di qualcosa che si trovava (e ancora si trova) all’esterno.
Entrambi questi nemici insidiosi sono riusciti a bloccare le nostre vite, o meglio a metterle in pausa, perché proprio come è avvenuto Chernobyl, sia pure dopo molti anni, la natura ha ripreso i suoi spazi, così si spera faremo anche oggi.
È possibile vedere la puntata QUI .
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