Perù, novembre 2011. Ad ora, nel giro di venti mesi, quattordici Curanderos, gli sciamani moderni dell'America Latina, sono stati trovati morti nella località di Balsa Puerto, nella Regione di Loreto (Perù). La Procura locale ha indicato come possibili responsabili il sindaco di Balsa Puerto, Alfredo Torres, e suo fratello, Augusto, meglio noto come “Caza Brujos” (cacciatore di streghe, ndr). La tesi avallata dalla Procura ha trovato fondamento nel racconto di Inüma Bautista, figura portante di una comunità indigena locale, sfigurato - a detta sua - da sicari dei fratelli Torres.
Perù, novembre 2011. Ad ora, nel giro di venti mesi, quattordici Curanderos, gli sciamani moderni dell’America Latina, sono stati trovati morti nella località di Balsa Puerto, nella Regione di Loreto (Perù). La Procura locale ha indicato come possibili responsabili il sindaco di Balsa Puerto, Alfredo Torres, e suo fratello, Augusto, meglio noto come “Caza Brujos” (cacciatore di streghe, ndr). La tesi avallata dalla Procura ha trovato fondamento nel racconto di Inüma Bautista, figura portante di una comunità indigena locale, sfigurato – a detta sua – da sicari dei fratelli Torres.
Tale “pulizia etnica”, come in tanti non hanno esitato a definirla, sarebbe mossa da motivi di odio religioso. I due fratelli accusati di essere dietro la strage di Curanderos, avrebbero rapporti stretti col mondo Protestante locale, gli stessi Protestanti che – secondo quanto afferma l’investigatore Roger Rumrill – considerano questi sciamani peruviani come “posseduti dal demonio” e per questo indegni di vivere. Se il condizionale è d’obbligo, in questi casi, è comunque vero che tanto il mondo protestante quanto la scienza non hanno nascosto una spesso incomprensibile avversione nei confronti degli sciamani.
I Curanderos, i cui riti possono essere paragonati a “is abrebus”, quelle formule che in Sardegna alcune donne pronunciano (o pronunciavano) accompagnandole alla somministrazione di infusi d’erbe, sono comunque un patrimonio da preservare; non soltanto catturano l’attenzione dei più curiosi, alimentando un vero e proprio “turismo magico” sostenibile, ma sono anche l’emblema di quei popoli indigeni che conservano conoscenze quasi esclusive sulla vegetazione delle foreste pluviali e la medicina tradizionale basata sull’utilizzo delle piante nell’area andino-amazzonica.
È triste constatare che questo accada a cavallo dell’ultimo Incontro Internazionale di Curanderismo, tenutosi a Trujillo (una delle più importanti città del Perù), e al quale hanno preso parte anche uomini di scienza, con lo scopo di indagare queste pratiche risalenti – seppur in maniera differente nel tempo – a riti comuni alle civiltà preispaniche. Il Curanderismo, perciò, non deve essere visto come una pratica da combattere a prescindere. Si devono isolare i ciarlatani, presenti anche nella medicina scientifica, e custodire queste figure che fanno da collante col passato, un passato caratterizzato da un contatto magico con la natura.