“Fila nella tua stanza!”: il Consiglio d'Europa vuole porre fine a questo metodo educativo? Non è esattamente così e ci tocca fare un po’ di fact checking. Premesso che se io rivolgo una frase simile al mio turbatissimo primogenito 13enne lo faccio quasi felice perché ha l’occasione buona di chiudersi nel suo cantuccio e di rimanervi rintanato come qualsiasi quasi-adolescente desideri, c’è chi ritiene che “vai dritto nella tua camera” effettivamente non abbia più senso e anzi sia diseducativo. Ma come stanno messe realmente le cose?
Una severa spietata ingiunzione ha spesso scosso i muri delle nostre case: “fi-la dri-tto ne-lla tua staaaanza” era l’invito finale dopo un’accesa discussione con mamma e papà, che in questo modo quasi trovavano una via d’uscita per cavarsela egregiamente. Ma avevano ragione a mandare via la loro (innocente?) prole in questo modo?
Secondo Le Figaro, questo metodo, chiamato “time out”, non sarebbe ammissibile e il Consiglio d’Europa, su allerta di più associazioni, si prepara a cancellarlo dai suoi testi. Ma non è esattamente così.
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Cosa prevede veramente il Consiglio d’Europa
Bisogna reagire al comportamento scorretto con spiegazioni e in modo non aggressivo, evitando castighi come il time out, la riparazione dei danni o la decurtazione della paghetta.
https://twitter.com/CoEDemocracy/status/1353295503224680448?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1353295503224680448%7Ctwgr%5E7068e68f206bceee17cc4a18c9a7db9cb8fb859e%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.cnews.fr%2Flifestyle%2F2022-10-11%2Feducation-envoyer-un-enfant-dans-sa-chambre-pour-le-punir-nest-plus-recommande
Sono queste le indicazioni del Consiglio d’Europa sui comportamenti da adottare di fronte ad atteggiamenti non proprio educati dei propri figli e risalgono al 2008. Allora, il “time out” apparve nella letteratura del Consiglio d’Europa tra i mezzi di “genitorialità non violenta”.
La punizione del time out – il “Fila via in camera tua” – prevede che il bambino resti del tempo da solo dopo aver combinato un guaio e da sempre dividere di fatto i genitori, tra chi ritiene che porti il figlio a diventare calmo e collaborativo e chi ritiene che invece aumenti l’agitazione.
Ora, la testata francese Le Figaro riferisce che il Consiglio d’Europa – allertato da più associazioni educative – stia pensando di rivedere la sua posizione sul tema del time out, modificando a breve quell’opuscolo che invece lo incoraggia.
Tra le associazioni che hanno promosso questa direzione vi è Stop Veo, che lotta per combattere la violenza educativa ordinaria, ovvero la violenza socialmente accettata usata contro i bambini con il pretesto della loro educazione, come schiaffi, ricatti emotivi, sgridate pesanti, minacce e umiliazioni.
Segnaliamo che molti genitori fanno riferimento a questa soluzione per risolvere i problemi, ci auguriamo che l’abolizione venga spiegata dalla pedagogia e soprattutto sostituita da suggerimenti per provvedimenti meno violenti – dicono dall’associazione.
Resta la raccomandazione che, se la tensione sale, meglio lasciare che il bambino pianga da solo e vada a calmarsi piuttosto che peggiorare le cose.
Contemporaneamente, Caroline Goldman, psicologa e autrice di “File in your room”, interpellata da Le Figaro, ritiene che “nessuno studio scientifico descrive come dannoso il fatto di mandare un bambino nella sua stanza”.
D’altro canto, mettere un bambino in un angolo non potrebbe dare all’adulto semplicemente l’impressione di essere obbedito? Rischiamo, insomma, che il bambino non capisca fino in fondo cosa abbia fatto e come fare altrimenti.
Al di là dei titoli dei giornali (il Consiglio d’Europa non l’ha vietato!) e al di là del Consiglio d’Europa stesso, è chiaro che quello del time out sia ancora un tema molto dibattuto. Potrebbe essere sufficiente un po’ “docile” “fermati un attimo a pensare?” o in ogni caso considerare il fatto che questa “misura” possa avere diversi effetti a seconda dell’età dei nostri figli. Non è una verità assoluta, insomma, né che faccia bene né che faccia male alla loro psiche.
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