Educazione e prevenzione: quanto davvero siamo preparati ad affrontare un’emergenza nelle nostre scuole?
Piogge torrenziali e alluvioni, ma anche incendi e terremoti. Certo, possono cogliere tutti noi in qualunque momento (e le scene di questi giorni di Cogne e zone limitrofe ce lo insegnano), purtroppo anche i nostri bambini mentre sono a scuola. Come siamo messi, quindi, con la prevenzione negli edifici scolastici? Si fa abbastanza con i nostri ragazzi per tenerli allerta in caso di reale pericolo?
Prendiamo il caso degli incendi. Sta facendo il giro del web il video dell’Indian Fire Service, in cui una scolaresca di bimbi evidentemente sotto i 4 anni sono sottoposti a una prova di evacuazione in caso di incendio.
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Uno dopo l’altro escono dall’aula perfettamente sincronizzati, con movimenti e andatura precisi e con un fazzoletto tenuto fermo su bocca e naso:
E in Italia? Si insegna ad evacuare con una simile precisione?
Le norme e il Piano di evacuazione nelle scuole
La risposta è sì, esiste un Piano di evacuazione ma è necessario fare due premesse: ci sono molte scuole formalmente a norma, ma che – perché vecchie – presentano in ogni caso un potenziale rischio di sviluppo di incendi; ed esistono le prove di evacuazione (o “prove di esodo”) per testare le procedure da seguire in caso di emergenza, ma spesso si riducono a una banale formalità.
La normativa sulla prevenzione degli incendi nelle scuole si definisce tramite il Decreto ministeriale 26 agosto 1992, il DM 7 agosto 2017 e il DM 14 febbraio 2020.
Gli adempimenti da osservare sono prettamente tecnici e la gestione della sicurezza antincendio nelle scuole va di norma affidata a professionisti qualificati, a partire dalla fase di progettazione (appunto) degli edifici e degli impianti (sistemi di controllo degli incendi, di rivelazione ed allarme, di compartimentazione dei vani, di resistenza al fuoco).
Le scuole (tutte, di ogni ordine e grado, dall’asilo nido fino all’Università) sono soggette alla normativa di prevenzione incendi e sono distinte in tre sottoclassi – A, B e C – con diversi adempimenti da rispettare, a seconda che in esse siano presenti fino a 150 persone, da 151 a 300 o oltre 300 unità. Per queste attività, considerate ad alto rischio, è obbligatorio il certificato di prevenzione incendi (Cpi) che i Vigili del Fuoco rilasciano dopo un sopralluogo.
Il Piano di evacuazione
Le scuole sono tenute per legge a fare le “prove” di evacuazione almeno due volte in un anno scolastico e il piano va attuato va ogni qualvolta si determini una situazione di emergenza, tra cui:
- calamità naturali che compromettono la stabilità e la sicurezza della scuola (terremoti), incendi
- allagamenti
- minacce di attentati all’edificio scolastico
- introduzione nell’edificio di malintenzionati
- ogni altra causa che venga ritenuta pericolosa dal coordinatore dell’emergenza
Inoltre, secondo la nota n. 5264 del 18/04/18 dei Vigili del Fuoco, è necessario aggiungere almeno altre due esercitazioni antincendio.
Il Piano di evacuazione viene illustrato dagli insegnanti all’inizio di ogni anno scolastico, con la precisa assegnazione degli incarichi, ma, come dicevamo prima, spesso le prove si traducono in movimenti formali e banali che poco insegnano soprattutto ai bambini. A meno che – e può capitare – nella prova non vengano coinvolti anche i rappresentanti delle forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco.
Quante volte, insomma, i vostri figli vi hanno raccontato di aver fatto a scuola prove diverse dal semplice “mettersi sotto al banco” o uscire dalle scale di emergenza (quando sono utilizzabili!) in fila per due? Ho paura pochissime e vi dirò di più: in una prova d’evacuazione di mio figlio, una maestra intimò i piccoli a mettere i giubbini prima di “scappare” perché faceva freddo.
La sensazione che emerge? Non c’è il reale senso del pericolo e, al di là dell’encomiabile lavoro dei Vigili del Fuoco, quello che a tatto manca è la consapevolezza degli adulti di dover – ahinoi – educare bambine e bambini anche alla gestione di una emergenza.
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