L'Italia non ha dato adeguata protezione a una donna e ai suoi figli da una violenza domestica che si è poi tramutata in tragedia
Probabilmente non basteranno mai quei 32mila euro a quella donna “concessi” dalla Corte europea dei diritti dell’uomo come risarcimento per danni morali, ma quello che ha deciso la Cedu rimane comunque qualcosa di eclatante.
Era settembre del 2018 quando in una cittadina della provincia di Firenze un uomo uccise a coltellate il figlio di un anno, ferendo in modo grave la convivente e cercando di uccidere l’altra figlia. Oggi, la Corte europea dei diritti dell’uomo stabilisce che l’Italia non ha protetto quella donna e i suoi due figli dalla quella efferata violenza domestica.
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I procuratori sono rimasti passivi di fronte ai gravi rischi che correva la donna e con la loro inazione hanno permesso al compagno di continuare a minacciarla e aggredirla, si legge nella sentenza pubblicata sul sito HUDOC della Corte e per questo lo Stato dovrà versare alla donna 32mila euro per danni morali.
A rivolgersi alla Corte di Strasburgo era stata la madre del bimbo ucciso, sostenendo nel ricorso che lo Stato italiano avesse violato il suo diritto alla vita e quello dei figli e che la violazione nei suoi confronti fosse da imputare in parte a un atteggiamento discriminatorio nei confronti delle donne da parte delle autorità. Tutto ciò, alla luce di aggressioni che già erano avvenute in precedenza. E mai alcuna misura è stata presaper proteggere la donna e i suoi figli.
Nel giudicare il caso, la Corte di Strasburgo ha stabilito che lo Stato italiano ha violato il diritto alla vita della donna e di suo figlio, ma non ha riconosciuto l’aggravante della discriminazione. Nella sentenza i giudici constatano che le autorità avevano il dovere di valutare immediatamente la probabilità di nuove violenze da parte dell’uomo e prendere le misure necessarie a prevenirle.
Non lo hanno fatto. E Dio solo sa quante volte capita.
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Fonte: HUDOC
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