Il decreto non prevede la chiusura dei negozi di generi alimentari, che rientrano tra le categorie che possono restare aperte. Quindi evitate di ammassarvi!
Carrelli pieni che manco la guerra del Golfo del ’91, file notturne che domani chissà se siamo vivi, provviste d’ogni sorta che non si sa mai un chilo di farina in più da stipare può sempre servire. Se in Australia fanno a botte nei supermercati per la carta igienica, qui non siamo (ancora) arrivati a questo punto ma ci siamo molto vicino. Eppure, non è a tutti chiara una cosa: è un’epidemia, non una carestia, e accalcarci così è solo controproducente.
Nei punti delineati ieri dal nuovo decreto, infatti, tra i casi di necessità che consentono gli spostamenti c’è anche la spesa per generi alimentari, ma in tanti – troppi – hanno preso alla lettera questa precisazione pensando piuttosto di potersi assembrare anche nottetempo nei supermercati di ogni città.
Da Milano a Palermo passando per Roma e Napoli, stanotte passerà alla storia come quella in cui un minuto prima il Presidente del Consiglio disse che bisognava starsene a casa e un minuto dopo un numero inestimabile di persone terrorizzate corse a comprare cibo per i successivi due anni. Esattamente come la sera di sabato scorso in cui si sono presi d’assalto i treni verso il Sud.
Ciononostante, il decreto del governo non prevede la chiusura dei negozi di generi alimentari, che anzi rientrano tra le categorie che possono restare aperte.
“Non è necessario e soprattutto è contrario alle motivazioni del decreto, legate alla tutela della salute e a una maggiore protezione dalla diffusione del Covid-19, affollarsi e correre ad acquistare generi alimentari o altri beni di prima necessità che potranno in ogni caso essere acquistati nei prossimi giorni. Non c’è alcuna ragione di affrettarsi perché sarà garantito regolarmente l’approvvigionamento alimentare”, lascia detto la Presidenza del Consiglio dei Ministri agli organi di stampa.
D’altro canto, anche Coldiretti ha lanciato il suo appello:
“Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati dalla delimitazione. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci”, dicono. Pertanto è inutile la corsa agli acquisti che si è verificata per cibi e bevande in mezza Italia.
La soluzione è, quindi, non avere panico! I trasporti, anche quelli transfrontalieri, non si fermeranno e i supermercati continueranno ad avere provviste.
E ora, per smorzare un po’ la tensione, vi lasciamo una chicca del cinema anni ’80:
Fonti: Dpcm 9 marzo 2020 / Askanews / Coldiretti
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