Manu Chao: concerti a sorpresa in streaming per il cantautore lontano dalle logiche del capitalismo

Anche Manu Chao al tempo del coronavirus torna sui social per regalare momenti di musica e spensieratezza a tutti i suoi fan

Pomeriggi in musica per far passare il tempo di questa clausura forzata, dovuta all’emergenza coronavirus. Al pari di Patti Smith, Bon Jovi, gli italianissimi Jovanotti, Emma Marrone, Brunori Sas, a tenere compagnia sui social e alleggerire i momenti di tensione c’è anche Manu Chao che dopo anni di silenzio, ricorda ai suoi fan che sta bene e che continua a fare musica, ma a modo suo.

Che la logica dei riflettori puntati sempre addosso fosse fuori dai suoi schemi mentali, non è certo una novità. Manu Chao all’apice della sua carriera e del suo intramontabile ‘Clandestino’, primo album da solista pubblicato nel 1998, si rende conto che la sua strada non è fama e gloria. Lui nella vita vuole solo suonare rimanendo lontano dal sistema. Sceglie di non avere una casa discografica, ai mega tour preferisce i bar e posti ristretti. Tutti lo cercano nei più importanti festival internazionali, ma declina, non vuole interviste, non gli interessano gli ascolti e le classifiche. Non raccoglierà premi, ma continuerà a fare musica in tournée ristrette in India, Bangladesh, Sri Lanka, Filippine.

Adesso, Manu Chao regala piccoli stralci delle sue nuove canzoni e in ogni post esordisce con “Coronarictus Smily Killer Sessions”. Alcune sono versioni delle sue canzoni altri arrangiamenti.

“Non voglio sentirmi come una bambola in una tempesta”, aveva detto in una delle rare interviste a proposito del successo.

Nato a Parigi, da padre galiziano (Ramón) e madre basca (Felisa), Manu Chao non era molto interessato ai libri che riempivano il salotto della sua casa borghese. Ha preferito sempre la strada. Ramón Chao suo padre, era un giornalista e scrittore che lavorava per Le Monde e riceveva premi letterari. Manu assieme al fratello Antonie inizia a suonare rock in strada da adolescenti, da lì poi le band come Hot Pants o Los Carayos e Mano Negra, per poi passare al punk, ska, ritimi latini.

“Per molto tempo Manu Chao è stato molto dispiaciuto di essere Manu Chao. Dopo il successo di ‘Clandestino’, tutti gli hanno chiesto la sua opinione su tutto e penso che questo gli abbia causato molta frustrazione ”, spiega a El Pais Sagrario Luna, che conosce l’artista dagli anni ottanta e ha lavorato con lui.

“Ha pensato anche di lasciare la musica e diventare un assistente sociale in Africa”, continua. Dopo la rottura con la band opta per un viaggio terapeutico in America Latina che lo salva sia emotivamente che creativamente. E da lì poi la decisione di continuare la sua passione. Nel luglio 2001 Manu Chao è a Genova per protestare al G8, poi prosegue la sua protesta in Francia contro la globalizzazione. Si tiene lontano dalle logiche del profitto e condanna il capitalismo.

La sua casa a Barcellona è di circa 80 metri quadrati ed è una specie di officina, con un computer, ricordi dei luoghi in cui viaggia e, in un angolo, un letto. Il prossimo anno Manu Chao compirà 60 anni e il suo motto rimane “Corri, gioca a calcio e muoviti, muoviti sempre”. La sua ultima canzone si chiama My Freedom e racconta proprio tutto ciò che stiamo vivendo in questo momento.  Potete seguirlo sulla sua pagina Facebook Manu Chao.

Fonte: El Pais

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