In arrivo un’ondata di conflitti sociali post-pandemia, la lunga ombra del COVID

Esiste una correlazione diretta tra pandemia e conflittualità sociale. Una costante della storia, valida anche nell'epoca del Covid-19.

Secondo due recenti studi del Fondo Monetario Internazionale, l’attuale pandemia di Covid-19 — che sta accentuando le disuguaglianze economiche e sociali a livello globale — potrebbe aprire la strada ad una nuova stagione di aspri conflitti sociali. Tuttavia, le epidemie possono anche sortire l’effetto contrario, cioè possono fungere da strumenti di mitigazione della conflittualità sociale, reprimendo potenziali focolai di rivolta attraverso una drastica contrazione delle attività di socializzazione e ricreative, oltre che degli spostamenti e dei viaggi.

Storicamente, le pandemie hanno annunciato grandi disordini sociali. Ad esempio, nel romanzo “I Miserabili” (1862) di Victor Hugo, lo scrittore descrive la fallita insurrezione repubblicana di Parigi del giugno 1832 per rovesciare il re Luigi Filippo I. Nella sua opera, lo scrittore francese si accinge a raccontare la triste conta dei morti, le tensioni di classe, le lotte politiche e le manifestazioni popolari alimentate dalla crisi economica e dall’epidemia di colera.

Oggi, a distanza di quasi due secoli, nel bel mezzo della pandemia di Covid-19, la pestilenza del Trecento non sembra più così remota e lontana dal nostro vissuto.

Pandemia e conflitti sociali

Da uno studio del Fondo Monetario Internazionale (FMI), presentato in un rapporto pubblicato lo scorso 29 gennaio con il titolo Social Repercussions of Pandemics, emerge che l’attuale pandemia sta generando profonde fratture nelle società odierne, dovute alla pubblica percezione della mancanza di un’adeguata protezione sociale, alla sfiducia dei cittadini nelle istituzioni statali e alla valutazione generale dei governi come incompetenti e/o corrotti.

Nell’articolo, i due autori, Philip Barrett e Sophia Chen, fanno riferimento ad eventi storici quali la peste di Giustiniano, epidemia che ha colpito i territori dell’Impero bizantino nel VI secolo; la peste nera del XIV secolo (1348); e l’influenza spagnola del 1918-1920, tutti esempi di epidemie che hanno avuto gravi ripercussioni sociali.

Barrett e Chen hanno sondato il livello di agitazione sociale riscontrabile in 11.000 eventi verificatisi tra il 1980 e il 2020 in 130 paesi del mondo e hanno scoperto che, nel lungo periodo, esiste una certa correlazione positiva tra disordini sociali ed epidemie. Nel breve periodo, invece, prevalgono gli effetti di mitigazione sopra descritti. Inoltre, hanno ipotizzato che nella fase post-pandemia in certi paesi si riaccenderanno i conflitti rimasti latenti durante l’emergenza sanitaria globale.

Secondo quanto osservato in un precedente rapporto pubblicato dal FMI il 16 ottobre 2020 con il titolo A Vicious Cycle: How Pandemics Lead to Economic Despair and Social Unrest, le principali pandemie della storia umana — sebbene di proporzioni inferiori, in termini di diffusione, rispetto a quella del Covid-19 — avrebbero provocato un netto aumento dei disordini sociali legati ad una crisi della produttività, che a sua volta avrebbe accentuato le disuguaglianze sociali.

Quest’ultime portano all’esplosione di conflitti sociali; ma quando la tensione sociale è alta, la produttività economica si abbassa, aumenta la disoccupazione e aumentano le disuguaglianze, mettendo in moto un circolo vizioso. Infine, è interessante notare che le proteste sociali saranno maggiori quanto più sarà elevata la disuguaglianza di reddito nella fase pre-pandemia.

Fonti: IMF/IMFBlog

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