Se Anna Frank fosse ancora viva, adesso avrebbe 94 anni e quei terrificanti racconti sugli orrori del nazismo - di cui abbiamo letto sul suo diario - potrebbe raccontarceli a voce. In occasione della sua nascita, ricordiamo la sua storia toccante e straordinaria, stroncata troppo presto dal regime di Hitler
Anna Frank avrebbe compiuto 94 anni: nacque infatti il 12 giugno 1929, e fu sempre in questa data, ma 13 anni più avanti, nel 1942, che ricevette in regalo il suo prezioso Diario, poi divenuto uno dei libri più letti e amati di sempre.
Di quel 12 giugno da tredicenne, e di quel regalo tanto amato, scrisse:
“Venerdì 12 giugno ero già sveglia alle sei: si capisce, era il mio compleanno! Ma alle sei non mi era consentito d’alzarmi, e così dovetti frenare la mia curiosità fino alle sei e tre quarti. Allora non potei più tenermi e andai in camera da pranzo, dove Moortje, il gatto, mi diede il benvenuto strusciandomi addosso la testolina. Subito dopo le sette andai da papà e mamma e poi nel salotto per spacchettare i miei regalucci. Il primo che mi apparve fosti tu, forse uno dei più belli fra i miei doni. Ora devo smettere di scrivere.
Diario mio, ti trovo tanto bello!”.
Da allora continuò a scriverci ininterrottamente trasformandolo in una testimonianza della guerra tra le più preziose e commoventi, dove raccontò della sua vita privata, della convivenza con altre famiglie nella casa-nascondiglio dove dovette rifugiarsi, dell’amore per Peter, includendo anche preziose considerazioni storiche e sociali sulla guerra e sulla triste condizione del popolo ebraico nonché sul ruolo delle donne nella società.
La biografia di Anna Frank
Annelies Marie Frank nacque il 12 giugno del 1929 a Francoforte sul Meno da Otto Heinrich Frank e Edith Frank. La sua famiglia, che comprendeva anche una sorella maggiore, era ebrea ma solo in parte praticante. Fin da piccola Anna si dimostrò vivace e piena di interessi, estroversa e impulsiva.
La sua vita scorreva tranquilla insieme ai familiari e agli amici finché, dopo l’ascesa al potere di Hitler, Otto Frank non cominciò a temere per il loro futuro, a causa di un antisemitismo dilagante. La madre di Anna, Edith, si trasferì così ad Aquisgrana dalla madre insieme alle figlie, mentre Otto rimase a Francoforte, per poi trasferirsi ad Amsterdam in seguito a un’offerta di lavoro. Qui organizzò il trasferimento della sua famiglia, che nel frattempo perse la cittadinanza tedesca.
Nel 1933 Edith e la figlia maggiore riuscirono a raggiungere Otto, nel 1934 arrivò anche Anna. I genitori continuarono a occuparsi dell’educazione delle figlie mandandole a scuola e Anna venne iscritta a una scuola pubblica montessoriana, eccellendo soprattutto nella lettura e nella scrittura.
Nel 1939 scoppiò la Seconda guerra mondiale e la Polonia venne attaccata, allarmando gli ebrei in esilio che temevano che anche i Paesi Bassi avrebbero subito un attacco. Così fu, il 10 maggio 1940 vennero infatti colpiti e la famiglia Frank iniziò a subire tutta una serie di ingiustizie e venne progressivamente privata di ogni diritto, esclusa persino dalla vita pubblica e sociale.
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I genitori di Anna, che fino ad allora erano riusciti a mascherarle la gravità della situazione in corso, non ci riuscirono più. La ragazzina, che era appassionata di cinema, dovette rinunciare a frequentare le sale in seguito al divieto di accesso per gli ebrei. Era solo l’inizio di un incubo. Anna dovette in seguito abbandonare anche la scuola pubblica per frequentare un liceo per sole ebree, venne registrata in un registro anagrafico apposito insieme alla sua famiglia, e fu obbligata a indossare la stella gialla che contrassegnava tutti gli ebrei.
Nel 1942, per il suo tredicesimo compleanno, ricevette in regalo il famoso diario, un piccolo quaderno a quadretti bianco e rosso, dove iniziò a scrivere quotidianamente. Otto Frank nel frattempo decise di nascondere la famiglia nella casa retrostante l’edificio della sua ditta, facendosi aiutare dalla sua segretaria Miep Gies, che nonostante il pericolo decise di supportarlo. Nel nascondiglio si aggiunsero poi anche la famiglia van Pels e il dentista Fritz Pfeffer.
Otto sperava che presto sarebbero tornati tutti in libertà ma dovettero rimanere nascosti per due anni, senza uscire né fare rumore, in un clima di evidente tensione. Anna in quel periodo litigò con Fritz dato che doveva condividerci la stanza, ma anche con sua madre Edith, sempre più visibilmente disperata. La situazione peggiorò ulteriormente e il 17 luglio seppero della partenza del primo treno per Auschwitz e dell’abolizione della cittadinanza agli ebrei.
Durante la clandestinità, Anna si dedicò alla lettura e migliorò notevolmente nella scrittura, continuando a riempire le pagine del suo diario di riflessioni, annotazioni, memorie. Finché il 4 agosto 1944 la Gestapo non entrò nell’alloggio in seguito a una segnalazione. Furono tutti arrestati, trasferiti più volte fino ad arrivare al campo di concentramento di Westerbork, dove le donne vennero separate dagli uomini e costrette a lavorare nel reparto pile. Finché il 2 settembre 1944 Anna, la sua famiglia e la famiglia van Pels non vennero selezionati per il trasferimento ad Auschwitz, che avvenne il giorno dopo.
Edith, già da tempo depressa, morì di inedia il 6 gennaio 1945, Margot e Anna trascorsero un mese nel campo di concentramento per poi essere spedite a Bergen-Belsen, dove morirono entrambe di tifo esantematico. Otto Frank riuscì invece a sopravvivere e tornò ad Amsterdam, dove gli venne consegnato il diario di Anna che decise in seguito di far pubblicare. Dopo aver eliminato alcune parti troppo private e averlo sistemato, il diario venne pubblicato nel 1947 con il titolo di Het Achterhuis, “Il retrocasa“.
Grazie alla preziosa testimonianza di Anna, oggi conosciamo gli orrori di quella terribile guerra e i pericoli che si corrono quando si lascia spazio all’odio e al razzismo, normalizzandoli e giustificandoli. Non dimentichiamo le sue parole, non dimentichiamoci di lei, una grande scrittrice che ha perso la vita durante la guerra, ma il cui spirito coraggioso e puro non potrà mai essere messo a tacere.
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FONTE: Anne Frank House
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