La storia di Valeria, una ragazza ucraina che sta raccontando la guerra su TiktoK
In tempo di crisi mantenere il sorriso è un atto rivoluzionario. È questa la forza di Valeria Shashenok, 20 anni, che sta documentando la guerra in Ucraina, nella sua dimensione più quotidiana, sul suo profilo TikTok.
Valeria vive a Chernihiv, città nel nord-est del Paese non molto lontana dal confine con la Bielorussia, e nei suoi filmati mostra la vita che la sua famiglia sta conducendo in questi giorni in un bunker: dalla preparazione della pasta a quella dei Vareniki, ravioli tipici, dalla spesa dei beni di prima necessità ai momenti di gioia, rari ma non inesistenti anche in una situazione così difficile, in cui è possibile uscire e rivedere gli affetti.
Tutto, anche i palazzi distrutti dalle bombe russe, è filtrato dal suo sguardo, che, nonostante la distruzione, riesce, senza mai essere inopportuno, a raccontare ciò che i grandi media non mostrano: il “dietro le quinte” di un conflitto di cui le prime vittime sono i civili.
Gesti semplici, come preparare il caffè, acquisiscono un’aura del tutto fuori dal comune se fatti dentro un rifugio antiaereo:
@valerisssh I hate Russia
È commovente il video in cui la ragazza rincontra una sua amica dopo giorni passati a nascondersi dalle bombe.
La cifra comunicativa è unica. I filtri più utilizzati da Valeria sono ironia e sarcasmo (specialmente quando ringrazia Putin per aver “restaurato” la città), i trend del momento vengono adattati per parlare di cosa comprare al supermercato quando si vive sotto le bome, le canzoni più in voga su TikTok sono la colonna sonora degli scenari di una guerra che non risparmia gli innocenti.
Eppure, nonostante l’utilizzo di una piattaforma solitamente deputata al divertimento, Valeria lancia dei messaggi sociali chiari e diretti. La ragazza scrive “No fly zone” o “Close the sky”, prende una posizione diretta contro Putin, suggerisce ai suoi follower dei modi per aiutare il suo Paese e ha pubblicato un video in cui mostra dei bambini ucraini accompagnati dalla scritta “If you don’t the sky I will die”
Attività come quella di Valeria sono fondamentali per far conoscere, a chi non è lì, la situazione delle vittime dei bombardamenti: la vita quotidiana di queste persone non è più qualcosa di lontano e totalmente alieno, non è un racconto fatto da una voce esterna, ma è la narrazione diretta e personale di chi ogni giorno vede la sua casa distrutta.
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