Coca Cola dichiara guerra agli indigeni colombiani per fermare la loro birra alla coca

Coca Pola: una assonanza che lascerebbe poco spazio all'immaginazione e che non è piaciuta alla multinazionale della Coca Cola.

Una assonanza che lascerebbe poco spazio all’immaginazione e che non è piaciuta alla multinazionale, che minaccia azioni legali nei confronti della piccola impresa indigena della Colombia

Una bibita, una birra, un energy drink, un brandy e persino un rum. Questi sono alcuni dei prodotti ricavati dalla foglia di coca che provengono dal Cauca, una regione colombiana abitata dagli indigeni Nasa. Un lungo processo che viene fuori da una storica stigmatizzazione di quella pianta e da pregiudizi in gran parte generati proprio dalla cocaina.

Ora questa azienda autoctona, con soli 15 dipendenti, ha voluto smuovere questi pregiudizi atterrando sul terreno commerciale. Ma qualcuno ha da ridire.

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Abbiamo iniziato a diffondere che la coca non è cocaina’, ha detto a BBC Mundo uno dei membri della comunità Nasa.

La foglia di coca ha molteplici usi tradizionali nelle culture delle Ande, oltre alla cocaina. La pianta ha proprietà analgesiche e masticare le sue foglie dona energia e sopprime la fame, la sete e il dolore.

Ma la Coca Nasa ora deve affrontare una nuova sfida legale da parte della Coca Cola, la multinazionale che, attraverso i suoi rappresentanti legali in Colombia, ha chiesto che la parola “coca” non venga utilizzata nei prodotti che vende.

Ci hanno chiesto di smettere di usare i marchi relativi alla foglia di coca che portano il nome ‘coca’. Questa richiesta è molto difficile da accogliere, perché la foglia di coca è patrimonio delle popolazioni indigene, afferma David Curtidor, il rappresentante legale della compagnia.

Come sono nate la Coca Pola e gli altri drink?

L’idea delle bevande a base di foglie di coca è nata quando la fondatrice, Fabiola Piñacué, era all’Università di Bogotà alla fine degli anni ’90.

Ho trovato interessante fare una soda dalla foglia di coca, racconta. Era molto importante fare una bevanda più squisita davanti agli occhi e al palato delle persone non indigene.

La sua iniziativa germoglia qualche anno dopo, quando nel 2005 nasce Coca Sek, una bevanda energetica. Poi è arrivato il brandy Wallinde, la Coca Libre (una miscela di Sek e Wallinde), il liquore Coca Ron e infine la birra Coca Pola. 

Sembra che questo nome, però, abbia infastidito i proprietari della Coca Cola.

La battaglia con la Coca Cola

Coca Cola e Coca Pola hanno solo una assonanza in comune.

La famosa bevanda analcolica prende il nome dagli estratti di foglie di coca che il suo creatore, il chimico di Atlanta John Pemberton, inizialmente mescolava con lo sciroppo di zucchero. A quel tempo – alla fine del 1800 – l’estratto di foglie di coca mescolato al vino era un tonico comune, e il dolce intruglio di Pemberton gli permise di ignorare le leggi locali che vietavano la vendita di alcolici.

Poche settimane fa, uno studio legale di Bogotà che rappresenta Coca Cola ha sollevato un ricorso legale contro i prodotti venduti dalla società indigena. In una lettera, chiedono che l’azienda indigena “cessi definitivamente e desistere dall’usare il nome Coca Pola o qualsiasi termine simile che possa essere confuso con i marchi” di proprietà del gigante delle bevande.

Il suo utilizzo “potrebbe violare la legge sui marchi in Colombia” e “la legge sulla concorrenza sleale”, ha avvertito lo studio legale Brigard Castro nel documento del 26 novembre, che ha dato un periodo di 10 giorni lavorativi per rispondere.

La scadenza è arrivata.

Ci minacciano di azioni legali e stiamo aspettando che avviino un processo, perché non accetteremo la loro richiesta minacciosa, dicono. Diversi gruppi di avvocati, università, ci hanno offerto il loro supporto legale per difenderci nel caso ci facessero causa.

In Coca Nasa confidano di non poter essere costretti a rimuovere il nome “Coca” dai loro prodotti perché una risoluzione della Corte costituzionale colombiana ha concesso protezione per l’uso del termine alle popolazioni indigene.

Staremo a vedere, noi siamo dalla parte degli indigeni.

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Fonte: BBC Mundo

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