il Sole 24 Ore, insieme al Centro studi Sintesi, dà le pagelle alle 103 provincie italiane utilizzando il Bil, il Benessere Interno Lordo, una nuova formula della felicità ricavata da 8 indicatori che si ispira molto a quella proposta dal Presidente francese Nicholas Sarkozy.
In anticipo rispetto ai nuovi indicatori proposti dalla Commissione Europea in sostituzione del PIL, che tengano maggiormente conto della qualità della vita, il Sole 24 Ore, insieme al Centro studi Sintesi, stila la classifica del Benessere e dà le pagelle alle 103 provincie italiane utilizzando il “Bil“, il Benessere Interno Lordo, una nuova formula della felicità ricavata da 8 indicatori che si ispira molto a quella proposta dal Presidente francese Nicholas Sarkozy.
“Il Pil misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta” così già quarant’anni fa, Robert Kennedy metteva a nudo con una frase tutti i limiti del più importante indicatore macroeconomico alla base delle statistiche e delle rilevazioni mondiali che oggi più che mai viene finalmente messo in discussione da più fronti.
Questi gli 8 elementi considerati e intrecciati per stilare la mappa delle città più felici e vivibili d’Italia, tra cui non poteva mancare l’indicatore ambientale:
- le condizioni di vita materiali,
- la salute,
- l’istruzione,
- le attività personali,
- la partecipazione alla vita politica,
- i rapporti sociali,
- l’ambiente,
- l’insicurezza economica e fisica.
Ed è così che basta cambiare i parametri, le regole del gioco, e la geografia italiana si stravolge, perché al top del benessere non ci sono, come è solito incontrare in questi casi, le ricche città del nord capitanate da Milano (nel Bil in 37° posizione), ma bensì le piccole cittadine “a misura di uomo” di Emilia Romagna, Marche e Toscana.
Senza la pretesa di avere, rigore scientifico, la classifica parallela stilata dal noto quotidiano economico incorona al primo posto la provincia di Forlì/Cesena, seguita a ruota da Ravenna e Firenze. Nella top ten anche Siena, Ancona, Rimini, Verona,Ascoli Piceno, Pesaro Urbino e Macerata.
Roma precipita al 79 posto perdendo ben 74 posizioni rispetto all’indicatore economico, cosa che non stupirà di certo gli abitanti della capitale costretti ogni giorno a districarsi tra traffico, smog e rumori e che sempre di più spesso l’abbandonano per via degli affitti arrivati ormai alle stelle. Ma non va certo meglio a Torino, 77° (-53 rispetto al PIL) o a Venezia, settantesima crollata di 51 posizioni.
Maglia nera per Siracusa e Caltanisetta, ultime classificate che però non si distaccano troppo dalla loro posizione nella graduatoria economica. Come pure Napoli che perde “solo” 13 posizioni, ma è quart’ultima al 101° posto.
Simona Falasca