All'inizio del XX secolo le radiazioni sono diventate la grande novità della scienza, ma la loro scoperta è costata cara a Clarence Madison Dally, la prima persona avvelenata dai raggi X
La mano che vedete in questa foto apparteneva a Clarence Madison Dally, la prima vittima delle radiazioni. Di professione vetraio, l’uomo lavorò come assistente di Thomas Edison nei suoi studi sui raggi X e fu appunto la prima persona avvelenata dalle radiazioni.
Nato nel 1865, Clarence Madison Dally dopo il ritorno dalla marina, inizia a lavorare con suo padre come vetraio alla Edison Lamp Works, con le sue abilità riesce poi ad essere spostato in un laboratorio dove assiste agli esperimenti con le lampade a incandescenza.
Ma la vita del vetraio cambia quando nel 1895, il fisico tedesco Wilhelm Roentgen presenta alla rivista Physical-Medical Society di Würzburg un rapporto preliminare in cui descrive la scoperta di “un nuovo tipo di raggio”.
Questa radiazione precedentemente sconosciuta, che ha soprannominato raggi X, è in grado di penetrare blocchi di legno e libri spessi mille pagine, e persino la carne in una mano umana, proiettando ombre spettrali delle ossa all’interno.
In poche settimane la notizia si diffonde in tutto il mondo aprendo un lungo dibattito su giornali e riviste. I possibili effetti dannosi dei raggi Roentgen vengono ipotizzati già nel marzo 1896 dal fisico italiano Angelo Battelli, tuttavia la scoperta dei raggi X spalanca il mondo della ricerca così le preoccupazioni vengono spazzate vie.
Ma la prima persona a pagare caro tutto questo è appunto Clarence Madison Dally che inizia a lavorare con suo fratello Charles sviluppando il Tubo focale di Edison.
Edison, infatti, è particolarmente interessato a uno degli esperimenti di Roentgen in cui viene rivestito uno schermo di vetro con uno strato di cristalli di platinocianuro di bario e permette ai raggi X di penetrare. I cristalli si illuminano nell’oscurità quando i raggi X li colpiscono.
Credeva che se fosse riuscito a trovare il giusto materiale fluorescente, avrebbe potuto far brillare lo schermo abbastanza luminoso da illuminare un’intera stanza, in altre parole, una lampada fluorescente.
Chiama il giovane Dally, che era diventato un abile artigiano nella delicata arte della soffiatura del vetro. Ogni giorno produce migliaia di tubi di Crookes e sperimenta più di mille composti diversi. Il vetraio li testa personalmente tenendo la mano sinistra tra la sorgente di raggi X e lo schermo fluorescente, esponendosi a dosi malsane di raggi X. Alla fine scopre che il tungstato di calcio brillava quasi dodicimila volte più intensamente del platinocianuro di bario che Roentgen aveva usato. Edison trova così la sua lampada fluorescente, ma questo ha un costo.
Scopre di avere difficoltà a mettere a fuoco con l’occhio sinistro, cosa che il suo oculista attribuisce all’uso prolungato del fluoroscopio che utilizza i raggi X per eccitare il composto fluorescente. Presto, Dally scopre che i suoi capelli iniziano a cadere così come le sopracciglia e le ciglia.
Clarence Madison Dally comincia a soffrire di avvelenamento da radiazione. Le sue mani e il suo viso si trasformano a tal punto che non riesce più a lavorare. Nel 1902 la lesione al polso sinistro viene trattata senza successo con innesti cutanei e, infine la sua mano sinistra viene amputata e nella destra vengono amputate quattro dita.
Una sofferenza senza fine per Dally che ben presto si ritrova anche senza braccia. Muore il il 2 novembre 1904, a soli 39 anni, nella sua casa di East Orange, dopo aver subito in totale sette operazioni, a causa di un cancro al mediastino, anch’esso dovuto alle radiazioni. Dally è considerata la prima vittima di avvelenamento da radiazione in seguito a questo Edison abbandona le sue ricerche sui raggi X.
Fonte: American Journal of Roentgenology/Nature
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