Cimitero dei feti di Roma, via le croci e i nomi delle donne che hanno abortito

Le cittadine romane hanno vinto una sacrosanta battaglia di civiltà: d'ora in poi nei cimiteri in cui sono sepolti i feti di chi ha abortito sarà vietato riportare i nomi delle donne (per tutelare la loro privacy) e le croci saranno sostituite da cippi funerari

Stop a croci e ai nomi delle donne sulle lapidi dei cimiteri della capitale in cui sono sepolti i feti di chi, per un motivo o un altro, hanno interroto la loro gravidanza. Per anni le cittadine romane sono state marchiate a loro insaputa per avere esercitato un diritto riconosciuto nel nostro Paese: l’aborto. Ma finalmente a Roma si volta pagina.

Ieri l’Assemblea Capitolina ha approvato una proposta che tutela i diritti delle donne. Un traguardo di civiltà, per il quale si è battuta anche l’associazione Differenza Donna, che ha ricevuto centinaia di segnalazioni da cittadine che avevano scoperto che i loro feti erano stati seppelliti senza il loro consenso.

Lo scandalo era scoppiato nel 2020, quando una giovane aveva denunciato la presenza del suo nome su una croce nella zona dedicata ai feti all’interno del cimitero Flaminio. Una scoperta amara e fonte di grande sofferenza, visto che Marta aveva esplicitamente negato il consenso alla sepoltura. Tante donne come lei si sono ritrovate in quella terribile situazione.

Dopo una pioggia di denunce e una mobilitazione da parte degli attivisti, l’Assemblea Capitolina è intervenuta – su proposta presentata dall’Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale Sabrina Alfonsi – per modificare due articoli del regolamento al fine di normare quella violazione inaccettabile della privacy delle donne.

Cosa cambia nei cimiteri in cui sono sepolti i feti

Da adesso sepolture dei feti nei cimiteri di Roma non riporteranno più il nome della donna, ma soltanto un codice alfanumerico associato al numero di protocollo, oppure, per chi lo richiede un vezzeggiativo, un nome di fantasia, un simbolo o una data.

Ad oggi, l’inumazione di prodotti abortivi -20/28 settimane- e dei feti -più di 28 settimane- è automatica e viene disposta nelle medesime aree dove vengono sepolti i bambini nati morti. I prodotti del concepimento – sotto le 20 settimane – vengono invece inceneriti d’ufficio.– si legge nella nota del Campidoglio – In particolare, con questo provvedimento si modificano gli articoli 4 e 28 del Regolamento disponendo che la donna o gli eventuali aventi diritto possono optare per l’inumazione o per la cremazione dei prodotti del concepimento, dei prodotti abortivi e dei feti.

La seconda importante modifica riguarda la tutela dell’anonimato della donna prevedendo che sul cippo funerario, non più la croce, posto nell’area di inumazione (riquadri dei bambini) sia riportato solo un codice alfanumerico associato al numero di protocollo della richiesta. Viene anche accolta la proposta, per chi lo richieda, di apporre sul cippo un nome anche di fantasia, un vezzeggiativo, un simbolo o una data.

Con l’approvazione del provvedimento si chiude una pagina vergognosa per il nostro Paese e per i diriti delle donne.

Una battaglia di civiltà, che abbiamo portato avanti in difesa del diritto di scelta delle donne che interrompono la gravidanza di dare sepoltura o richiedere l’incenerimento dei prodotti abortivi o dei feti, con la più ampia possibilità di decidere e in totale riservatezza. – commenta l’assessora Alfonsi – Un provvedimento che è il frutto di un processo di interlocuzione e di ascolto condotto insieme all’assessora alle Pari opportunità Monica Lucarelli con l’obiettivo di tutelare la privacy delle donne e di impedire il ripetersi di fatti drammatici come quello accaduto al Cimitero Flaminio due anni fa, quando una donna ha visto il proprio nome indicato sulla croce dove il suo feto era stato sepolto.

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Fonte: Comune di Roma

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