Droga e mafia tra i fiori. Viaggio tra i chioschi di Roma aperti h24 (FOTO)

Spaccio di droga, racket e riciclaccio gestito dal sodalizio dei boss della ‘ndrangheta calabrese. Ecco cosa si nascondeva dentro i furgoni dei fiorai aperti h24 parcheggiati fuori dal cimitero di Prima Porta a Roma.

Spaccio di droga, racket e riciclaggio di denaro sporco gestito dal sodalizio dei boss della ‘ndrangheta calabrese.

Dopo anni di indagini, forse si arriva a capo di ciò che tutti sanno da tempo, ovvero che dentro ai furgoni dei fiorai aperti h24 e parcheggiati in luoghi strategici e isolati di Roma, non ci sono solo rose, peonie e tulipani, ma un mercato gestito dalla criminalità organizzata che va avanti da oltre 15 anni.

Nei giorni scorsi, la sezione Narcotici della squadra Mobile della Capitale ha arrestato sette pusher nordafricani, che sarebbero solo la manovalanza assodata dalla ‘ndrangheta calabrese.

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Basta fare un giro per Roma e vedere come davanti ad ogni cimitero e non solo, ci siano fiorai aperti tutta la notte gestiti all’apparenza da cittadini pakistani e bengalesi. Dietro quei banconi però, si nasconde un giro d’affari di oltre cento milioni di euro, provenienti da fiori, spaccio, racket e denaro sporco.

Bancarelle e furgoni all’occorrenza si trasformano in tutt’altro. Dopo un anno di indagini, durante il quale attraverso telecamere nascoste, la Narcotici è riuscita a documentare come avveniva la vendita di hashish, l’operazione “Faraone” ha permesso di verificare realmente l’esistenza di questa attività illecita.

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Già nel 2015, il collaboratore di giustizia, Gianni Cretarola aveva raccontato cosa si nascondesse dietro il business di margherite fuori dal cimitero di Prima Porta. Anche all’epoca le ‘ndrine Palamara, Scriva, Mollica e Morabito gestivano da un lato il monopolio della vendita dei fiori, senza concorrenti e con prezzi liberi, dall’altro una serie di attività illecite correlate.

Praticamente una gestione mafiosa che non ammetteva (e non ammette) repliche.

Ma anche sulla vendita e l’acquisto di fiori ci sarebbe qualcosa da dire, perché molte volte abbiamo ribadito l’impatto che essi hanno sul nostro ambiente in termini di inquinamento, consumo d’acqua ed emissioni di C02.

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La coltivazione e la distribuzione dei fiori non avviene sempre in modo sostenibile, soprattutto alcune specie come le rose crescono in enormi quantità, grazie all’aiuto di pesticidi che avvelenano il terreno, vengono poi tenute in celle refrigerate causando spreco di energia e ancora sono trasportate su gommato, incentivando l’emissione di anidride carbonica.

Dietro un fiore si possono nascondere molte cose, ma per fugare ogni dubbio sul cosa, è sufficiente coltivarli in modo naturale a casa propria o quantomeno comprare quelli che hanno una certificazione.

Dominella Trunfio

Foto: Paolo Fusco

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