Cécile Ndjebet, da 30 anni lotta per le foreste nel Paese in cui alle donne è vietato persino piantare alberi

Sapevate che in Camerun le donne, in certe comunità, non possono piantare gli alberi nei terreni degradati? E neanche ereditare un terreno boschivo? Da 30 anni è attivista e voce delle donne in Camerun e in Africa, con le sue fondazioni ha sollevato il problema della conservazione della biosfera e ha aiutato migliaia di donne a raggiungere l’indipendenza economica

L’ambientalista camerunense Cécile Bibiane  Ndjebet ha ottenuto il prestigioso Wangari Maathai Forest Champions Award 2022, un riconoscimento al suo contributo alla conservazione delle foreste ma anche al miglioramento della vita delle persone che dipendono da queste. Il riconoscimento le è stato conferito durante la XV edizione del World Forestry Congress ospitato a Seul.

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©Twitter/FAOForestry

Un premio per onorare 30 anni di impegno

Maria Helena Semedo, vicedirettrice generale della Fao e presidente del CPF, ha sottolineato l’importanza di questa assegnazione, un riconoscimento per la dedizione di Cécile Ndjebet, per i 30 anni di attivismo dedicato alla cura di terre e delle foreste, necessarie per una gestione più sostenibile dell’ambiente, e anche per promozione dei diritti delle donne in Camerun (e non solo).

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Nel 2003, il 24% delle donne sposate in Camerun aveva un’età compresa tra i 15 ei 19 anni. Attualmente il 70% delle donne vive in aree rurali e il sostentamento è possibile soprattutto dalla raccolta di prodotti forestali selvatici.

Peccato che in diverse comunità  viene loro negato il diritto di possedere terreni forestali, di ereditarli se il marito muore, persino di piantare alberi in aree abbandonate. Cécile Ndjebet promuove da anni la necessità di coinvolgere le donne nella gestione delle foreste, per avere pari diritti degli uomini a beneficio anche di tutta la comunità di riferimento.

Un legame ancestrale con le foreste

Ndjebet è nata nel 1962 a Edéa in una famiglia di contadini. Cresce a stretto contatto con la natura con la madre, la nonna e una sorella maggiore provando sulla sua pelle le difficoltà, le ripercussioni del gender gap e la vulnerabilità che ne deriva anche in connessione ai cambiamenti climatici che riducono le aree coltivabili.

Studia, diventa agronoma, consegue un master in scienze forestali sociali, è una consulente in leadership femminile e un’attivista: già dagli anni ’90 si impegna per la protezione delle biodiversità, per la tutela delle aree con mangrovie e pubblica diverse ricerche. Sono gli anni in cui nel Paese, anche grazie all’opera di Cécile, prende forma la prima legge forestale il cui decreto applicativo è del 1995.

La voce delle donne del Camerun

È lei voce di un nuovo Camerun, invitata da organizzazioni nazionali e internazionali. Nel 2001 fonda l’associazione Camerun Ecology (Cam-Eco) per informare, formare e supportare le donne in ambito di sostenibilità oltre che per coinvolgerle nella conservazione e nel ripristino delle foreste.

Nel 2009, fonda Réseau des femmes africaines pour la gestion communautaire des forêts (REFACOF) oggi attiva in 20 Paesi africani, con lo scopo di migliorare l’accesso femminile ai finanziamenti rurali, di sensibilizzare circa la gestione sostenibile delle foreste, di affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici, di promuovere un nuovo approccio alla silvicoltura comunitaria.

L’idea portata avanti è molto semplice quanto rivoluzionaria: avere più terra equivale a maggiori opportunità di lavoro e di indipendenza finanziaria per le donne e questo vuol dire accrescere la loro capacità di trasformare le società.

 Non solo Camerun

I progetti patrocinati arrivano anche in Togo dove la deforestazione è diffusa in aree popolose e povere: anche qui le donne, senza alcun diritto su terreni e proprietà, sono relegate al sostentamento delle loro famiglie attraverso il loro lavoro domestico e comunitario. Quelle che hanno aderito al progetto promosso con International Tropical Timber Organization hanno appreso nuove competenze, ottenuto un impiego e diventate finanziariamente indipendenti.

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FONTI: ITTO /FAO 

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