Ricordiamo Carol Maltesi, donna e mamma, contro l’odio che ne infanga la memoria

Carol aveva solo 26 anni e un bambino piccolo. Uccisa da un uomo che ha pensato bene di abusare del suo corpo nel peggiore dei modi immaginabili, ora sta subendo anche l'ondata di fango, sciacallaggio e macabro voyerismo. Così, le narrazioni tossiche stano nascondendo la verità sul 13° femminicidio registrato da inizio anno

Una giovane donna è stata brutalmente ammazzata dal suo vicino di casa, che ne ha fatto a pezzi il cadavere e che ha addirittura comprato un congelatore apposta per conservarne i pezzi martoriati a casa. Un crimine efferato, che denota una violenza cieca e una perversione malata nel conservare per ben due mesi un cadavere fatto a pezzi nel proprio appartamento prima di disfarsene. Questo è il 13° femminicidio registrato da inizio anno.

La vittima si chiamava Carol Maltesi, aveva solo 26 anni e un bambino piccolo. Non ci importa cosa facesse per guadagnarsi da vivere, quale fosse la carriera che aveva voluto intraprendere: è stata uccisa, in modo atroce, e questo dovrebbe essere l’unico dato a fare notizia.

E invece gli internauti – uomini e donne, non facciamo distinzione – che in queste ore stanno affollando i social con frasi e pensieri non richiesti su quanto Carol si sia cercata quello che le è successo, sul fatto che la giovane non fosse una brava mamma, sono gli stessi che, nella privacy delle loro stanze da letto o nel bagno, aprono la navigazione in incognito e fruiscono di contenuti pornografici per qualche minuto di sterile piacere fisico.

C’è chi si è spinto oltre. È il caso del comico di Zelig Pietro Diomede, che su Twitter ha fatto un commento che di divertente non ha proprio niente, e per questo nelle ultime ore è stato rimosso dal programma:

(Leggi anche: Si chiama femminicidio e tutti ce ne stiamo sporcando le mani. Siamo stanche di contare le vittime, oltre 50 da inizio anno)

Per non parlare di tutte le persone che in questo momento, anziché mostrare un rispettoso silenzio nei confronti di una vita così brutalmente spezzata, stanno cercando su Google la filmografia di Carol, o sperano di trovare qualche sua foto che possa eccitarli.

@GreenMe

Si tratta di mero sciacallaggio mediatico, alimentato anche dai titoloni di giornali e notiziari che non fanno altro che sottolineare quale fosse la carriera di Carol, alimentando un perverso voyerismo.

In questa storia così angosciante si sono persi tre elementi secondo noi fondamentali: abbiamo una giovane donna privata della propria vita in modo barbaro e senza un motivo; un bambino di sei anni che resterà per sempre orfano della sua mamma; un crudele assassino che ha agito con lucidità e spietatezza, la cui folle azione quasi risulta offuscata – quasi Carol abbia in qualche modo autorizzato la violenza e l’assassinio con la scelta lavorativa che aveva fatto.

Non vogliamo ricordare Carol per il suo lavoro, né per il suo nome d’arte legato ad una professione e non alla sua vera identità. Vogliamo ricordare la donna, la mamma, la dignità calpestata in un Paese che si professa civile e che in queste ore sta riversando tutta la propria cattiveria sui social network (e, ahinoi, anche sui giornali).

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