Cantè j’euv, la tradizione piemontese del “Cantar le Uova” per celebrare la rinascita della natura

Una questua primaverile diffusa soprattutto nel Monferrato, nelle Langhe e nel Roero. In passato erano i giovani ad andare per le case chiedendo uova e cibo in cambio della canzone benaugurante

Il Cantè J’Euv è un antico rituale tipico del Piemonte meridionale nato per celebrare la rinascita della natura… e della convivialità. In passato i mesi invernali si trascorrevano spesso in isolamento a causa del freddo e della neve e solo con il ritorno della bella stagione si poteva finalmente uscire di casa e riunirsi tutti insieme. Era quindi un momento molto atteso.

Accadeva così che, verso la fine del periodo quaresimale, gruppi di giovani accompagnati dal fratucin, personaggio travestito da frate con una cesta sulla schiena, raggiungevano le cascine più remote intonando canti sotto le finestre, in attesa che gli abitanti uscissero fuori per donargli uova (o altro cibo) in cambio della canzone benaugurante del Cantè j’euv” (Cantare le uova). Non a caso la ricorrenza è anche nota come “questua delle uova”.

La benedizione era destinata solo ai generosi, chi non apriva la porta riceveva invece scherzose strofe di maledizione. I doni ricavati dalla questua venivano poi utilizzati per preparare una frittata conviviale in occasione della Pasquetta.

Il rituale, molto sentito tra le due guerre, è poi progressivamente scomparso, perlomeno finché negli anni ’70 diversi gruppi non hanno iniziato a riproporlo.

Oggigiorno sopravvive in forma rivisitata in diversi paesi grazie al contributo di gruppi e associazioni locali e ogni anno i gruppi spontanei dei Comuni del Roero si riuniscono insieme per una nottata divertente.

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FONTI: Visitmundi/Ecomuseo delle Rocche

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