Un camion pieno di animali, che urlano e si dimenano, si aggira per le strade di New York. Il veicolo è stato avvistato in una zona del centro di Brooklyn e ha catturato l'attenzione dei passanti soprattutto perché al suo interno non c'erano esseri viventi, ma pupazzi di peluche dall'aspetto terrorizzato.
Un camion pieno di animali, che urlano e si dimenano, si aggira per le strade di New York. Il veicolo è stato avvistato in una zona del centro di Brooklyn e ha catturato l’attenzione dei passanti soprattutto perché al suo interno non c’erano esseri viventi, ma pupazzi di peluche dall’aspetto terrorizzato.
Disposti su due file, pecore, maiali e mucche, insieme a un paio di scimmie, cani e panda, se ne sono andati in giro per la grande mela su un veicolo che portava l’insegna di una fantomatica “Farm Fresh Meats Inc“, accompagnata da un numero di telefono. Si tratta di “Sirens of the lambs”, “Le sirene degli agnelli”, un’installazione nata per sensibilizzare sulla crudeltà dell’industria della carne.
È l’ultima provocazione dell’artista di strada conosciuto col nome di Banksy. Il misterioso e sovversivo street artist, infatti, sta regalando ogni giorno un nuovo pezzo di arte urbana, in quella che definisce la sua mostra all’aperto “Better Out Than In”, “Meglio fuori che dentro”.
Tra le sue opere, è diventato virale il graffio sulla guerra in Iraq, che mostra un auto verniciata spray insieme a cavalli che indossano occhiali per la visione notturna. L’auto, sulla Lower East Side, è circondata da barili di petrolio. Su uno di loro c’è un numero di telefono. Chi lo chiama può ascoltare una inquietante registrazione di 39 minuti di un attacco aereo a Baghdad, rilasciata da Wikileaks nel 2010.
“Sono uscito in strada. E ‘stato così forte. Non sono sicuro, ma penso che qualcuno nel camion stesse sbattendo sulla carrozzeria, simulando li tentativo degli animali di fuggire“, racconta un testimone oculare a The Gothamist.
Forse di camion così rumorosi ce ne vorrebbero di più in giro per le nostre città, per ricordarci di tutte le vittime del massacro dell’industria della carne. Perché, come disse Lev Tolstoj, “Se i macelli avessero le pareti di vetro, saremmo tutti vegetariani”.