Fa caldo, troppo caldo, anche per dormire e riposare bene. Ecco allora che potremmo riscoprire una "moda" del primo Novecento. Parliamo della possibilità di adibire una camera da letto all'aperto
Non molti lo sanno ma era particolarmente “di moda” nel primo Novecento dormire all’aperto nelle notti più calde dell’anno, un’abitudine utile anche ad evitare di contrarre malattie particolarmente contagiose. Chi aveva una terrazza, una veranda o meglio ancora un giardino, poteva allestire una vera e propria camera da letto sotto le stelle, godendo delle temperature più gradevoli della notte e respirando aria fresca.
Nel primo Modernismo, questa possibilità diventò una vera e propria strategia, non tanto o non solo per tenere lontano il caldo quanto per proteggersi dalla diffusione della tubercolosi, un problema che si riscontrava soprattutto nelle città densamente popolate e che si riteneva potesse essere prevenuto proprio stando all’aria fresca e all’aperto.
I portici delle case americane del XIX secolo, soprattutto negli stati meridionali degli Usa, erano spesso allestiti come intere camere da letto con spazi disponibili per tutta la famiglia e anche nella New York della metà del XX secolo, era comune trovare sui tetti dei grattacieli persone che riposavano.
Anche durante l’epidemia di influenza spagnola, dopo la prima guerra mondiale, questa “moda” è stata ripresa. Ma tale tradizione ha origini ben più antiche e la conoscono meglio i paesi mediorientali e asiatici, dove il caldo si fa sentire con più forza e dove non è infrequente, ancora oggi, vedere persone che dormono sui tetti o comunque all’aperto.
Diversi architetti e urbanisti nel mondo hanno poi utilizzato questa strategia per rendere più gradevoli i soggiorni delle persone.Un esempio è il Los Angeles Lovell Health House di Richard Neutra (1927-29), una struttura modernista fatta di reti di terrazze e solarium, su cui erano allestite anche camere da letto per dormire all’aperto.
C’erano anche delle vie di mezzo, ovvero camere da letto che potevano facilmente diventare all’aperto al bisogno. Un esempio è la creazione di Albert Frey, Frey House II, a Palm Springs , le cui pareti della camera da letto sono state sostituite da porte scorrevoli in vetro e tende giallo vivo. Lo spazio notte interno/esterno di Frey incastonato nella roccia era estremamente flessibile e si adattava alle diverse esigenze.
Insomma, dormire all’aperto è stata una risposta storica sia alle malattie che al gran caldo e oggi questa tradizione, diffusa in diverse parti del mondo, potrebbe tornare utile per riuscire quantomeno a riposare un po’ in queste calde serate, se non si ha (o si è scelto di non utilizzare) l’aria condizionata o i ventilatori.
Certo dormire fuori non è sempre facile e forse non è adatto a tutti o a tutti i luoghi: pensiamo ad esempio a chi vive in zone dove ci sono molte zanzare o altri animali (magari chi sta vicino ad un bosco). C’è poi chi potrebbe avere problemi di rumore, sicurezza, comfort, privacy o chi abita in zone con condizioni meteorologiche avverse.
Non possiamo nascondere che ogni spazio presenta una serie di potenziali problemi, ma in alcuni casi questi si possono affrontare e risolvere. In conclusione, non sarà la soluzione definitiva per tutti ma l’antica tradizione (o “moda” come volete chiamarla) di spostare la camera da letto all’aperto, in questi giorni “bollenti” merita sicuramente una rivisitazione.
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Fonte: Financial Times
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