Le autorità cinesi stanno cambiando i nomi dei villaggi (per cancellare l’identità degli uiguri)

In Cina il governo sta cancellando le espressioni culturali e religiose uigure cambiando i nomi di centinaia di villaggi nello Xinjiang per adattarli all’ideologia del Partito Comunista Cinese

Le autorità cinesi nello Xinjiang hanno avviato un cambiamento sistematico dei nomi di centinaia di villaggi con significato religioso, storico o culturale per gli uiguri, sostituendoli con nomi che riflettono l’ideologia del Partito Comunista Cinese.

Secondo un nuovo rapporto di Human Rights Watch, circa 630 villaggi hanno visto i loro nomi cambiati in termini come “Felicità”, “Unità” e “Armonia”. Questo fa parte di un più ampio sforzo del governo per cancellare le espressioni culturali e religiose uigure.

La ricerca, condotta insieme all’organizzazione norvegese Uyghur Hjelp, ha identificato 3.600 villaggi nello Xinjiang in cui i nomi sono stati cambiati dal 2009 al 2023. Circa quattro quinti di questi cambiamenti sono banali, come correzioni ortografiche o cambiamenti numerici. Tuttavia i restanti 630 cambiamenti riguardano la rimozione di termini religiosi, storici o culturali significativi per gli uiguri.

Ad esempio nella prefettura di Kashgar il villaggio di Qutpidin Mazar, intitolato al poeta persiano del XIII secolo Qutb al-Din al-Shirazi, è stato ribattezzato Villaggio dei Fiori di Rosa nel 2018. Nella contea di Akto, il villaggio di Aq Meschit (“moschea bianca”) è stato rinominato Villaggio dell’Unità. Tali modifiche sono state particolarmente intense tra il 2017 e il 2019, un periodo di crescente repressione nello Xinjiang.

Le organizzazioni internazionali denunciano queste azioni come crimini contro l’umanità

L’Ufficio Nazionale di Statistica della Cina ha pubblicato un elenco di “Codici di Divisione Amministrativa per le Statistiche”, che Human Rights Watch ha analizzato per identificare i cambiamenti dei nomi dei villaggi. La maggior parte delle ridenominazioni coinvolge il passaggio da nomi uiguri a nomi in cinese mandarino, spesso con significati legati alla propaganda del Partito Comunista.

L’impatto di questi cambiamenti è significativo. Un abitante del villaggio ha raccontato di aver avuto difficoltà a tornare a casa dopo essere stato rilasciato da un campo di rieducazione perché il sistema di biglietteria non riconosceva più il nome del villaggio. Un altro ha scritto una poesia e commissionato una canzone per commemorare i luoghi perduti.

Il governo cinese giustifica questi cambiamenti come parte della “Campagna Strike Hard contro il terrorismo violento” avviata nel 2014. Tuttavia, Human Rights Watch e altre organizzazioni internazionali denunciano queste azioni come crimini contro l’umanità. Il governo cinese continua a confondere le pratiche religiose e culturali degli uiguri con l’estremismo violento, utilizzando questa giustificazione per attuare politiche repressive.

Le organizzazioni per i diritti umani esortano i governi e le istituzioni internazionali a intensificare gli sforzi per ritenere la Cina responsabile delle violazioni nello Xinjiang, utilizzando piattaforme come il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per fare pressione su Pechino affinché liberi gli uiguri ingiustamente detenuti e rispetti i diritti delle minoranze.

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Fonte: Human Rights Watch

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