Studiare la caccia nelle scuole, la proposta della consigliera della regione Lombardia Barbara Mazzalli: "collegata a scienze, botanica, agricoltura"
Insegnare la caccia a scuola? “L’arte venatoria porterebbe ad un’interdisciplinarietà delle materie, ad un collegamento tra scienze, botanica, agricoltura, chimica, geografia, cucina e perché no anche storia”. Lo avrebbe detto Barbara Mazzali, consigliera in Regione Lombardia per Fratelli d’Italia, che su Bighunter.it sembrerebbe accogliere con favore la proposta dell’assessore all’Istruzione e al Lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan (per poi smentire il tutto).
Un articolo che, in realtà, non lascerebbe molto spazio all’immaginazione su quale pare essere la posizione della consigliera Mazzali sul tema caccia. Proprio sul portale dedicato all’arte venatoria spiegherebbe che (in maniera poi non tanto velata) si dovrebbe insegnare ai ragazzi, a sparare agli animali così come si insegna loro a riconoscere le piante, a fare un primo piatto o a sapere cos’è successo nella Seconda guerra mondiale.
“Abbiamo molto da raccontare”, avrebbe scritto, per poi scagliarsi contro la Lac, la lega per l’abolizione della caccia, che aveva protestato al ministero dell’Istruzione contro la proposta dell’assessore Donazzan che proponeva la caccia tra le materie scolastiche.
“I vostri sono e rimarranno pregiudizi e ottuse presunzioni”, scrive Mazzali e continua: “Cara LAC, voi siete senza fondamenta, senza tradizioni non potete capire ciò che ruota intorno al mondo venatorio, non potete di certo capire cosa possa significare la sveglia all’alba, l’abilità di intuire che ore sono in base alla posizione del sole e senza il bisogno costante di un telefono in mano, il profumo del bosco, il rumore degli animali, la capacità di ascolto e di ammirazione dei doni della natura, dei campi di colture di saperli riconoscere e tutelare, l’importanza della biodiversità e il rispetto dei cacciatori per questa”.
Tutte cose, verrebbe da dire (tranne l’ultimo punto) che si possono continuare a fare, pur senza sparare a nessuno. La sveglia all’alba, la natura etc etc si possono benissimo assaporare facendo un bel trekking o ancora un giro in bici. Ma ecco che, finita nella bufera, la consigliera pubblica sui propri social, un nuovo post in cui sottolinea che si è frainteso tutto, che lei non ha mai “proposto e né mai ho pensato di farlo, di insegnare ai ragazzi, e tanto meno ai bambini, a “sparare agli animali””.
Il post sui social (ora scomparso)
“Nel mio intervento ho parlato di boschi e profumi, campi coltivati e biodiversità e mai ho accennato a fucili, armi, richiami o trappole. Ho parlato di botanica, scienze, agricoltura, geografia, storia, cucina: un patrimonio di saperi e di tradizioni profondamente radicate da secoli nell’arte venatoria che, a mio avviso, meriterebbe di essere raccontato anche ai giovani, ferma restando naturalmente la assoluta libertà di ciascuno di esercitare o meno la caccia secondo le leggi vigenti”, scrive ancora.
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Un abbaglio, quindi, da parte dei giornalisti. Eppure l’articolo continua ad essere lì e parla chiaro. Sotto il suo post, non mancano le polemiche e c’è anche chi pubblica una foto di Mazzali che imbraccia proprio un fucile.
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E un’altra utente aggiunge:
“A scuola va insegnato il rispetto per gli animali e la salvaguardia dell’ambiente non di certo la caccia. Troppo comodo correggere ora il tiro quando si è scatenato un terremoto di polemiche nei suoi confronti. Stia attenta la prossima volta a quello che dice e aggiungo mi fa un po’ senso sapere che queste parole vengono da una donna”.
Non è la prima volta, a dire il vero, che si tenta di “infilare” la caccia nelle iniziative didattiche delle scuole. Beh, diciamolo forte e chiaro, indipendentemente dalle proposte o dalle dichiarazioni: noi non vogliamo assolutamente che i nostri figli imparino a sparare agli animali!
Fonte: Big hunter
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