Bus precipitato a Pontremoli, a soli 15 anni salva tre compagni di classe con le manovre imparate al corso di primo soccorso

Un autobus con a bordo una ventina di studenti è precipitato in una scarpata ma la prontezza di reazione di Francesco ha evitato un bilancio che poteva essere drammatico

Poteva essere una strage e invece, fortunatamente, il bilancio è molto meno grave del previsto. Stiamo parlando dell’incidente che ha coinvolto un bus con a bordo diversi studenti delle scuole superiori che è finito fuori strada lungo la provinciale 37, all’altezza del comune di Zeri, in provincia di Massa Carrara.

Il mezzo era un autobus delle linee extraurbane di Autolinee Toscane ed era partito da Pontremoli, dove 20 ragazzi – in gran parte dell’Istituto per Geometri della cittadina – erano saliti a bordo. Con loro solo l’autista e un’altra donna.

Poi, all’improvviso e per cause ancora in via di accertamento, all’altezza di un tornante la sbandata. Il bus sfonda il guardrail e precipita per almeno 70 metri nella scarpata. Lo scenario che si sono trovati davanti i soccorritori sembrava essere quello peggiore, ma gli alberi hanno attutito e rallentato la discesa.

Il bus precipita e Francesco che mette in pratica le manovre di primo soccorso

Alla fine il bollettino vede diversi ragazzi feriti, con traumi e fratture, di cui tre trasportati in ospedale in codice giallo – ma non in gravi condizioni – e due in codice rosso. Per uno di loro è stato necessario il trasporto con l’elisoccorso fino all’ospedale di Cisanello (Pisa) per un trauma cranico.

Oltre che gli alberi che hanno fatto da rallentatore per la caduta, il merito che questo incidente non si sia trasformato in una tragedia è anche di Francesco, uno degli studenti. 15 anni, si trovava a bordo dell’autobus, ma non ha perso la calma. Ha ricordato:

Quando il bus è uscito di strada ci siamo subito molto spaventati. Io mi sono aggrappato ad un ferro che ho trovato sotto il sedile. Il bus cadeva e poi si fermava. Poi riprendeva a rotolare ma io non ho mai mollato il ferro.

Poi finalmente la discesa si è arrestata, grazie ad un semiasse rimasto incastrato nella radice di un albero. A quel punto, Francesco si è guardato intorno e ha visto che non tutti stavano bene come lui. C’era una sua amica sdraiata, con la lingua fuori dalla bocca.

Ho cercato di aiutarla. Poi mi è scattato qualcosa: mi sono tornate alla mente le manovre di primo soccorso che ci avevano insegnato a scuola e ho cercato di metterle in pratica.

Il giovane ha soccorso anche Pietro, l’amico del cuore ed il ferito più grave

E Francesco non si è fermato lì. Ad avere la peggio, infatti, era stato Pietro, il suo amico del cuore che poi è stato trasportato in elisoccorso. Anche in questo caso, il ragazzino ha provato a fare il possibile per soccorrerlo:

Era a pancia in giù e non dava segni di vita, ma l’ho riconosciuto subito. Ho capito che le sue condizioni erano gravi. L’ho girato, gli ho aperto la bocca ed estratto la lingua. Poi ho iniziato a massaggiargli il cuore. Lo chiamavo per nome, lo abbracciavo per riscaldarlo per infondergli coraggio. È stato un gran brutto momento.

Nel frattempo i suoi compagni avevano chiamato i soccorsi, che però non sono chiaramente arrivati subito. E così Francesco ha dato una mano anche ad un altro compagno che “non se la passava bene”.

Ore dopo, proprio quel compagno, mentre tutti sono ancora in sala d’attesa in ospedale per accertamenti, esce dal pronto soccorso e lo ringrazia per averlo aiutato. Francesco è diventato una specie di eroe per i suoi amici e coetanei, consci di quanto ha fatto per loro.

Lui minimizza e pensa a Pietro, sperando di poterlo rivedere presto. Forse si renderà conto con il passare del tempo, seduto in classe accanto a quei ragazzi che ha salvato, di come quei piccoli semplici gesti imparati al corso di primo soccorso si siano rivelati vitali.

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