Ogni anno, l'ultima domenica di agosto, a Montepulciano si rinnova un'antica tradizione: la corsa in salita delle botti, che vede sfidarsi le 8 contrade cittadine
Niente frustate, animali sofferenti e stressati. Mentre al Palio di Siena e durante numerose manifestazioni i cavalli continuano ad essere sfruttati e in molti casi finiscono per ferirsi o per andare incontro alla morte, Montepulciano ha rinunciato alla crudeltà. Nella città medievale della Toscana da anni l’ultima domenica di agosto (QUI trovate il programma di quest’anno) si svolge il cosiddetto “Bravìo”, una corsa di botti in salita.
In questa speciale occasione le 8 contrade cittadine (Cagnano, Collazzi, Coste, Gracciano, Poggiolo, San Donato, Talosa, Voltaia) si sfidano facendo rotolare delle botti di 80 Kg per oltre un chilometro, contendendosi un panno dipinto.
Ogni botte viene spinta da due “spingitori” lungo le vie della città fino a raggiungere la tappa finale, il sagrato del Duomo in Piazza Grande.
Il termine “Bravìo”, come spiega il sito ufficiale “Bravìo Delle Botti”, deriverebbe dal volgare “Bravium”, indicando il premio (un panno dipinto che riporta l’immagine iconografica del patrono di Montepulciano) assegnato alla contrada vincitrice.
Questa manifestazione non è stata come la conosciamo oggi. In passato il “Bravìo” era una corsa di cavalli, ma nel 1974 il parroco Don Marcello Del Balio, decise di trasformarla in una sfida che consisteva nel far rotolare gigantesche botti di vino. Esse infatti sono importantissime per l’economia locale in quanto cusotidiscono al loro interno il prezioso Vino Nobile di Montepulciano.
L’evento di Montepulciano è la prova che è possibile continuare a mantenere vive le tradizioni, adattandole ai tempi e dicendo basta alle pratiche che provocano sofferenza negli animali.
Da diverso tempo le associazioni animaliste stanno portando avanti una battaglia contro appuntamenti come il Palio di Siena e la Quintana di Foligno, che si rivelano fonte di pericolo sia per i cavalli che per le persone.
La pista continua a mettere a rischio l’incolumità degli animali e degli stessi fantini, senza considerare l’ombra del doping che più di una volta si è allungata sulla gara – torna a ribadire il presidente dell’OIPA (Orgnanizzazione Internazionale Protezione Animali) Massimo Comparotto – nel 2018 la competizione causò la morte di Raol, cavallo simbolo delle vittime del Palio.
Cambiare in meglio si può (e si deve).
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FONTI: Bravìo delle Botti
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