Esiste il catalogo dell’insegnante perfetto? Probabilmente no, ma ci sono insegnanti che con il loro modo di fare non autoritario, ma autorevole ci sono rimasti nel cuore e a distanza di anni li ricordiamo con piacere perché oltre a trasmetterci nozioni scolastiche ci hanno preparato ad essere cittadini del domani.
Esiste il catalogo dell’insegnante perfetto? Probabilmente no, ma ci sono insegnanti che con il loro modo di fare non autoritario, ma autorevole ci sono rimasti nel cuore e a distanza di anni li ricordiamo con piacere perché oltre a trasmetterci nozioni scolastiche ci hanno preparato ad essere cittadini del domani.
Diciamolo, il mondo dell’insegnamento vive di tanti falsi miti: “ma di che ti lamenti che hai tre mesi di vacanza, Natale, Pasqua e chi ne ha più ne metta”, “ma smettila di dire che sei stanca che quando esci da scuola all’una non hai più pensieri”, etc etc.
Quante volte gli insegnanti si sono sentiti dire così? Senza voler difendere la categoria diciamo innanzitutto che fare l’insegnante deve essere una missione, non un ripiego perché magari avevate intrapreso una carriera, non ci siete riusciti e “vi siete buttati sull’insegnamento che almeno è un posto fisso”.
Eppure tanti la pensano così, forse è per questo che la scuola in molti casi ha perso il suo ruolo educativo: se gli insegnanti per primi non riescono ad avere amore per ciò che fanno, come possono trasmettere la conoscenza ai loro alunni?
Fare l’insegnante non significa arrivare in classe e spiegare greco, latino, italiano, matematica, ma significa mixare le proprie qualità per metterle a disposizione degli alunni che in quel momento vivono tutte le loro fragilità tipiche dell’età.
Non bisogna arrivare con la bacchetta, ma neanche essere troppo permissivi, bisogna essere dei secondi genitori, ma senza voler sostituire nessuno. Fare l’insegnante può essere stressante, estenuante, faticoso perché anche in quelle giornate in cui si vorrebbe stare da soli e non pensare a nulla, bisogna essere attenti e comprensivi con chi ci sta davanti.
Un buon insegnante è responsabile, ci tiene ai propri alunni al di là delle loro performance scolastiche, deve essere premuroso e sensibile, deve riuscire a capire perché quel ragazzo o ragazza da qualche tempo non studia più.
Un buon insegnante deve riuscire a sviluppare empatia, non fare classifiche e non avere preferenze, gli alunni devono essere tutti uguali. Se c’è disinteresse in classe, forse la lezione preparata non è così interessante, forse si può anche provare a chiedere agli studenti la metodologia che potrebbe stimolarli di più.
Un buon insegnante oltre la materia deve insegnare agli studenti ad essere leali, coraggiosi e impegnati nella società, a sviluppare un proprio senso critico e a non avere paura di dire ciò che si pensa.
Il manifesto del buon insegnante
Su Orizzonte Scuola, Pier Paolo Segneri fa un manifesto del buon insegnante, una classifica del tutto personale che vogliamo condividere con voi, abbiamo ripreso solo 10 punti:
- L’insegnante ama tutti gli studenti
- Essere insegnanti è molto di più che fare l’insegnante
- L’ora di lezione è, prima di tutto, l’opportunità che l’insegnante ha di stimolare la conoscenza, la curiosità, l’attenzione, il dubbio, il talento e l’apprendimento degli studenti
- L’insegnante è un regista in aula, ma i protagonisti sono i ragazzi
- Educare significa tirare fuori il meglio da ciascun alunno
- Un buon insegnante cerca di creare, ogni giorno, le condizioni necessarie affinché gli studenti abbiano voglia d’imparare
- L’insegnante ha il delicato compito di favorire in classe un clima sereno e coinvolgente, non certo un clima di terrore e di ansia
- Al docente è richiesto di essere autorevole, non autoritario.
- Anche i professori sbagliano
- L’insegnamento prepara gli allievi ad essere la cittadinanza attiva di oggi e di domani
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Dominella Trunfio