Chiediamo che il Governo vari al più presto una legge nazionale che vieti in maniera definitiva l’utilizzo di botti a Capodanno. Una legge nazionale è necessaria e urgente, vietare i botti è un dovere civico e un atto di responsabilità
Dalle classiche girandole fino ai più pericolosi petardi arriva lo stop ai botti di Capodanno in oltre mille comuni italiani. Mentre a Napoli continuano i sequestri di prodotti pirotecnici illegali, il Tar del Lazio boccia l’ordinanza della sindaca Raggi.
UNA PETIZIONE PER CHIEDERE IL DIVIETO NAZIONALE DEI BOTTI
Noi di greenMe.it stanchi di ricorsi al Tar, ordinanze bloccate, provvedimenti troppo leggeri, rimbalzi di competenze tra sindaci e prefetture, comuni che continuano a non vietare l’uso dei botti e un mercato delle lobby che tutela solo i propri interessi, abbiamo lanciato una petizione su Change.org per chiedere al Presidente del Consiglio che venga varata una legge nazionale che protegga persone, animali e ambiente.
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Botti e petardi, la situazione attuale
Tassativamente vietato far esplodere fuochi d’artificio, petardi, “botti” di qualsiasi tipo su tutto il territorio comunale. In oltre mille comuni italiani i sindaci hanno disposto il divieto con lunghe motivazioni.
Partendo proprio dagli infortuni e dagli incidenti che ogni anno si verificano nel periodo delle festività natalizie dopo l’utilizzo di petardi, botti e artifici pirotecnici. Un oggettivo pericolo, dunque, trattandosi di materiali esplodenti che possono causare danni fisici. A questo si unisce una motivazione strettamente sociale e legata alla salute: l’esplosione può provocare notevole stress agli anziani, ai bambini, ai soggetti cardiopatici e agli animali.
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Per questo chi viola l’ordinanza incorre in multe salate che variano da città in città. Anche l’Europa sposa la causa per il no ai botti di Capodanno e lo fa principalmente per una questione di sicurezza antiterrorismo. Secondo i media francesi ad esempio, le esplosioni potrebbero coprire gli spari.
In alcuni comuni, come quello genovese non c’è bisogno di ordinanze perché il divieto è già contenuto nel Regolamento di polizia urbana, come scrive su Facebook Nathalie Naim, consigliera del primo municipio romano, dopo la notizia che il Tar del Lazio ha bocciato l’ordinanza della sindaca Raggi.
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“A Genova non e’ necessaria alcuna ordinanza perché il divieto dei botti e’ contenuto nel Regolamento di Polizia Urbana. E dire che c’ e’ una bozza di Regolamento pronta da più di un anno, io ne ho copia, per l’ ennesima volta: perché non viene approvato anche a Roma?”, si legge sul profilo della consigliera.
Sul perché della bocciatura si cela un piccolo giallo. Qualcuno scrive che l’ ordinanza anti botti è stata impugnata perché non inviata al Prefetto, la Naim stessa posta il foglio protocollato che riporta però la data del 27 dicembre. Alla risposta che andava inviata il 22 dicembre, giorno dell’emanazione, la consigliera controbatte che era già stata mandata via Pec.
Polemica da parte, ciò che conta è che purtroppo il divieto a Roma ad oggi non è previsto.
“Ma che bravi questi Prefetti che corrono in aiuto dei pirotecnici, i quali non mancano di congratularli, se l’ordinanza spetta veramente a loro cosa aspettano a farla? Qualche morto? ma poi sembra una cosa di buon senso in pieno pericolo attentati consentire spari esplosioni per una notte intera. In più, il regolamento di Polizia urbana vigente di Roma art. 25 prevede che per i fuochi d’artificio e pirotecnici debba essere richiesta l’autorizzazione al Comune pena sanzione”, scrive la Naim su Facebook.
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Purtroppo, nonostante le ordinanza, ci si trova davanti al mancato rispetto. È già successo negli anni passati in molte città come ad esempio Milano, che aveva previsto il divieto anche per contenere il più possibile i livelli di Pm10 nei giorni della grande emergenza smog. In generale, le esplosioni incidono per 6% sulle polveri sottili registrate nell’intero anno.
Nel frattempo a Napoli, i carabinieri partenopei hanno sequestrato 1400 botti di Capodanno vietati. Non petardi, ma veri e propri ordigni pronti per essere venduti sul mercato illegale. Erano stati confezionati e stoccati in un appartamento nel centro di Napoli senza il rispetto di nessuna norma di sicurezza.
A Sant’Anastasia è stato arrestato un ventunenne con l’accusa di detenzione illegale di 600 ordigni pirotecnici fatti artigianalmente, per un totale di 22 chili di materiale esplosivo. A Torre del Greco, un venticinquenne nella sua officina nascondeva 821 ordigni per un peso di 37 chili.
Secondo la linee guida della Polizia di Stato i prodotti pirotecnici autorizzati, classificati per categorie, devono avere sulla confezione un’ etichetta completa.
A seconda della tipologia, si va dai fuochi d’artificio professionali e vendibili solo da esercizi autorizzati dal Prefetto a quelli vendibili solo da esercizi autorizzati, mai ambulanti, a chi ha più di 18 anni fino a botti più semplici acquistabili anche in supermercati, cartolerie, tabaccherie, negozi di giocattoli o online, dai portali specializzati ai giganti dell’e-commerce, devono riportare gli estremi del numero di protocollo e la data del provvedimento del ministero dell’Interno o la marcatura CE che ne autorizza il commercio.
Quindi nel prodotto ci deve essere il nome, la ditta produttrice, il Paese di produzione e l’importatore (spesso petardi e botti sono fabbricati in Cina), la categoria, le caratteristiche costruttive e una chiara descrizione d’uso. I prodotti privi di etichetta con tali informazioni sono proibiti.
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Dominella Trunfio