Bolsonaro: il candidato brasiliano che promette guerra agli indios e alla foresta Amazzonica

Fra una settimana si vota al secondo turno delle presidenziali in Brasile e il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro è dato per favorito nei sondaggi: ecco perché non è una buona notizia per l’ambiente.

Nel suo programma c’è l’uscita dall’accordo di Parigi, la promessa di cancellare ogni tipo di legge favorevole agli indios, l’abolizione del ministero dell’Ambiente e il via libera ad una autostrada che attraverserà la foresta Amazzonica. Fra una settimana si vota al secondo turno delle presidenziali in Brasile e il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro è dato per favorito nei sondaggi: ecco perché non è una buona notizia per l’ambiente.

Le sue idee anti ambientaliste non sono mai state un mistero, non a caso minatori, taglialegna e land grabber lo sostengono. A loro promette una gestione diversa dell’Amazzonia, una rottura con il passato in cui viene abolito qualsiasi tipo di privilegio che tutela indios e le loro terre ancestrali.

Bolsonaro che è stato ribattezzato il ‘Trump tropicale’ vorrebbe l’apertura di miniere e zone commerciali nelle terre indigene, stringere alleanze con le multinazionali, bandire le Ong ambientaliste e dare il via libera allo sfruttamento di animali da pascolo.

Il tutto perché il leader di estrema destra è convinto che la colpa della deforestazione e del cambiamento climatico sia “la crescita esplosiva della popolazione, che coltiva la soia e alleva capi di bestiame, certamente non sul proprio terrazzo o nel cortile”.

Già conosciuto dalla stampa estera per le sue idee omofobe, razziste e anti femministe, Bolsonaro spiega a ‘Climate Home News’ che occorre “una politica di pianificazione familiare per ridurre la pressione su quei fattori che portano al riscaldamento globale, possibile fine della specie umana”.

A pagare le conseguenze della sua politica se dovesse essere eletto saranno soprattutto gli indios che secondo Bolsonaro dovrebbero “adattarsi, piegarsi alla maggioranza o semplicemente svanire”. Questo significa via libera alle multinazionali che potranno gestire a loro piacimento le terre ancestrali distruggendo foresta e biodiversità, nonostante nella Costituzione brasiliana sia esplicitata la tutela dei popoli indigeni.

Con la fine del ministero dell’Ambiente poi nessuno controllerà estrazione illegale, disboscamento e deforestazione.

Insomma, la vittoria di Bolsonaro sarebbe davvero una pagina buia per il Brasile e un brutto passo indietro.

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Dominella Trunfio

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