Bimbo autistico escluso dalla Prima Comunione: ci riempiamo la bocca di “inclusione”, ma c’è ancora molto da fare (nonostante le scuse del parroco)

Quanto accaduto a Silvi, in provincia di Teramo, ha fatto molto discutere: ad un bimbo autistico è stato chiesto di fare la Comunione separatamente

Ha fatto scalpore quanto è avvenuto la scorsa domenica a Silvi, in provincia di Teramo. Nella Chiesa dell’Assunta, infatti, si stavano celebrando le “prove” delle Prime Comunioni. Tra i 40 bambini intenti a studiare come muoversi e cosa fare, c’era anche C., 10 anni e mezzo.

Il ragazzino, autistico, non riusciva a stare fermo al suo posto. Parlava, si muoveva e, per sbaglio inciampando, ha fatto cadere un cero. A quel punto è arrivata la decisione di Padre Antonio che, per evitare che la cerimonia potesse essere “rovinata”, ha voluto convocare i genitori e ha proposto loro di far fare al figlio la Comunione da solo oppure in una cappella distante una decina di metri dagli altri bimbi.

I genitori, furiosi, si sono opposti, anche perché il parroco era ben conscio delle difficoltà del piccolo a stare concentrato. Monia e Daniele si erano detti disposti a mandare un professionista per cercare di tenerlo più calmo, ma il prete aveva risposto di non preoccuparsi.

La versione del parroco e le scuse alla famiglia

Ora però questa discriminazione, allontanandolo dai suoi amici che gli vogliono bene e lo proteggono sempre. Inevitabilmente, non appena la vicenda ha varcato le porte della Chiesa, è diventata virale e ha scatenato numerose polemiche.

Il parroco ha anche provato a dare la sua versione dei fatti, diversa da quella raccontata dai genitori. Ha infatti sostenuto come abbia sempre dato l’Eucarestia a tutti, ma C. continuava a disturbare, con anche la mamma che non riusciva più a calmarlo.

In ogni caso, dopo le aspre critiche ricevute, sembra che Don Antonio si sia scusato per la situazione che si era creata. Tuttavia ha ribadito come per lui la soluzione della Comunione nella Cappella, dove il bimbo avrebbe dovuto ricevere l’Eucarestia, era fattibile e solo a sua tutela e protezione.

La proposta del vescovo: partecipare all’udienza da Papa Francesco

C’è poi stata un’ulteriore evoluzione della vicenda: l’intervento del vescovo Leuzzi. Ha infatti chiamato i genitori per cercare di chiarire che l’intenzione non era quella di escludere C., quanto di trovare una soluzione per mettere tutti a proprio agio.

Il vescovo ha inoltre invitato la famiglia a partecipare all’udienza da Papa Francesco che si terrà il 17 giugno, quando la Diocesi di Teramo e Atri è stata invitata a Roma e verrà accolta dal pontefice nella sala Paolo VI. Monia ha accolto con piacere l’invito, ventilando l’ipotesi di poterlo accettare: “Mi piacerebbe andare con i bambini, non ci sono mai stati”.

Per quanto riguarda gli altri genitori, molti hanno espresso la loro solidarietà a Monia e Daniele, increduli. Diversi hanno fatto sapere di non essere stati a conoscenza della cosa, ma che se si fossero accorti dell’accaduto avrebbero protestato e si sarebbero schierati dalla parte dei genitori di C.

Una vicenda che ci dimostra quanto sull’inclusione, parole sulle bocca di tutti, ci sia ancora davvero tanto da fare.

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