Biancaneve senza principe e senza i sette nani: dobbiamo per forza “adattare” una favola classica ai giorni nostri?

Tra i millemila live-action della Disney non poteva mancare Biancaneve e i sette nani, remake della storica pellicola di fine anni ’30 affidato alla regia di Marc Webb. Che non ha esitato a rivoluzionare un po’ di cose

C’era una volta un remake live-action della Disney che scatenò (tanto per cambiare) un mezzo putiferio. Dopo i discorsi razzisti intorno a La sirenetta nuova (e nera) o i dibattiti sui personaggi potenzialmente queer de La bella e la bestia, una ritrovata indignazione abbellisce ora anche la rivisitazione di Biancaneve e i sette… compagni “politicamente corretti”.

Le immagini del nuovo remake live-action del classico disneyano, infatti, mostrano l’aspirante principessa (sostituta) che cammina con un gruppo eterogeneo di allegri uomini e donne, in turbinio di “generi, etnie e altezze” diversi, che sconvolgono certi angoli di mondo Internet.

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Il fatto è questo: con una revisione radicale, la storia di Biancaneve ritorna, per mano di Marc Webb, senza i sette nani né principe azzurro, sia mai che passi l’idea che del principe azzurro, noi, abbiamo ancora bisogno.

E il Daily Mail, che ha mostrato il video e alcune immagini del set oramai chiuso del film scritto da Greta Gerwig (Barbie), ha riaperto il fatidico binario di quelli che furono i torti (ma solo oggi li vediamo così) inflitti alle minoranze nel mondo di Hollywood inizio ‘900 e scatenato il dibattito tra coloro che vedono in quello di Webb un tentativo di snaturare la fiaba del 1937 in nome del “politically correct” e chi, invece, lo studia come una necessaria modernizzazione di una storia datata.

Biancaneve, dall’800 agli anni 2000

La versione originale di Biancaneve fu scritta dai fratelli Jacob e Wilhelm Grimm in una prima edizione nel 1812, pubblicata nella raccolta Le fiabe del focolare (Kinder- und Hausmärchen), ispirata a molti aspetti del folclore popolare, del quale i due fratelli erano studiosi.

Non tutti sanno che dalla prima versione del 1812 si arrivò addirittura a una settima, del 1857, attraverso consistenti cambiamenti. Quello principale riguarda la figura della madre: nelle fiabe dei Grimm, in cui la madre è invidiosa dei propri figli e manifesta degli istinti infanticidi, viene fatta morire e sostituita con una matrigna cattiva, mentre ci sono altri elementi disturbanti che vengono edulcorati come un desiderio cannibale di mangiare la bambina e il desiderio necrofilo del principe. Insomma, ne ha passate Biancaneve…

L’omonimo film d’animazione prodotto dalla Disney fu poi il primo lungometraggio animato targato Disney, anno 1937. Ad accalappiare la gioia dei più piccini è sempre stata la caratterizzazione buffa proprio dei sette nani, a ognuno dei quali fu dato un nome e dei tratti caratteriali distintivi. Della sua storia, dei suoi rapporti con la matrigna e del suo desiderio di incontrare il principe dei suoi sogni ne abbiamo orecchie e occhi pieni da generazioni.

A un certo punto, poi, ha fatto scalpore – due anni or sono – la scelta di Disneyland di rinnovare una delle sue giostre originali, la Snow White’s Scary Adventure, adottando come finale della corsa lo stesso finale del film d’animazione, ossia quel tanto sospirato “bacio dell’eterno amore” del Principe mentre Biancaneve dorme, sostituendo così la morte della regina Grimilde presente nella prima versione dell’attrazione. Allora si gridò di nuovo al politcamente corretto: quel bacio era “rubato” e i bambini avrebbero imparato che “baciare senza consenso” non è normale.

Ne parlammo qui: Biancaneve e il bacio del Principe: il #politicallycorrect ci sta sfuggendo un po’ troppo di mano

Ora, nella nuova narrazione Marc Webb, Biancaneve (non più dal volto lattiginoso) diventa assai audace e non se ne sta più lì in quella improbabile casetta a pulire 7 tazze e 7 letti e a parlar con gli uccellini, nell’attesa che sia un biondo principe sul suo nobile destriero a salvarla, ma sarà mulatta e sostanzialmente se la sbrigherà da sola. Un’altra storia, in pratica: è un po’ come se nel gobbo di Notre Dame togliessimo il gobbo perché gobbo.

Dunque da qui la domanda sorge spontanea: sacrosanto che si voglia dire addio alla narrazione di un secolo fa di una protagonista giovane donna bianca, accudente e che aspira a diventar principessa (la sua realizzazione culmina – come in altre favole Disney – proprio con l’incontro con un uomo, dopo aver provveduto ai bisogno di altri uomini, i sette nani), ma “adattare” una favola classica per forza ai giorni nostri non risulta sempre e in ogni caso una storpiatura? Voi come la pensate?

Intanto la Disney fa sapere attraverso le pagine di The Independent che “le immagini non sono foto ufficiali del film, ma mostrano delle controfigure usate per gli attori, e sono fuorvianti”. Il film uscirà a marzo 2024.

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Fonti: Daily Mail / The Independent

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