In Bhutan nasce il primo villaggio della felicità. Vi avevamo già parlato di questo piccolo Stato che si trova sulla catena dell’Himalaya. Si tratta di una monarchia costituzionale asiatica che già nel 2012 aveva reso noto l’obiettivo di diventare la prima nazione al mondo biologica al 100%.
In Bhutan nasce il primo ecovillaggio della felicità. Vi avevamo già parlato di questo piccolo Stato che si trova sulla catena dell’Himalaya. Si tratta di una monarchia costituzionale asiatica che già nel 2012 aveva reso noto l’obiettivo di diventare la prima nazione al mondo biologica al 100%.
Il Bhutan sta facendo sempre più progressi e per quanto riguarda i trasporti ora punta alla mobilità sostenibile, a partire dalla riconversione dei mezzi del Governo e dei taxi della capitale, che verranno sostituiti da un flotta 100% elettrica. Ma non finisce qui. Tra poche settimane, infatti, proprio in Bhutan prenderà il via un progetto pilota per la costruzione di un villaggio della felicità dove non si terrà conto del PIL.
Infatti il benessere della popolazione non verrà misurato in base al Prodotto Interno Lordo, ma secondo un indice di Felicità Interna Lorda. Il tutto si svolgerà in collaborazione con la Ong Gross National Happiness. Si tratterà di un vero e proprio ecovillaggio la cui costruzione vedrà la presenza di edifici tradizionali nell’aspetto, ma che saranno all’avanguardia dal punto di vista dell’efficienza energetica e dell’ecosostenibilità.
Il Bhutan è una nazione buddhista, la cui popolazione si aggira attorno ai 740 mila abitanti. Nel corso dei decenni ha cercato di differenziarsi dagli altri Stati, mettendo in pratica un concreto rispetto per l’ambiente e tralasciando l’obiettivo di una crescita economica ad ogni costo.
Tuttavia il Bhutan non è del tutto chiuso allo sviluppo, soprattutto con l’obiettivo di incrementare l’occupazione e di ridurre la povertà. Ecco dunque che per tenere le fila tra il vecchio e il nuovo sarà necessario rivolgersi a punti fermi che permettano che il Paese non ceda all’urbanizzazione sconsiderata e al mero consumismo.
Il Gross National Happiness Centre ha accolto in modo positivo il tentativo del Bhutan di bilanciare prosperità economica e felicità profonda. Il Bhutan si trasformerà così in un vero e proprio laboratorio della felicità sostenibile. Potrà diventare l’esempio concreto che un paradigma di sviluppo alternativo è possibile. Al centro del progetto troveremo la ricerca del vero benessere, al di là della situazione economica.
Il Paese della felicità dovrà comunque affrontare alcune sfide, come il coltivare prodotti agricoli in luoghi impervi per sfamare la popolazione, le conseguenze dell’urbanizzazione e le difficoltà dei giovani nel trovare lavoro. Le stesse aziende del Paese dovranno rispettare la filosofia proposta dal Gross National Happiness Centre. La speranza è che il Bhutan possa riuscire a mantenere il proprio equilibrio tra tradizione e prospettive per il futuro, coinvolgendo anche i giovani – che via via si stanno allontanando dalla spiritualità buddhista – nel nuovo progetto.
Marta Albè
Fonte foto: travelsaloon.it
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