Se le difficoltà economiche si fanno sentire, la soluzione viene da sé: scambiare con altre persone i propri beni o servizi. Come? Grazie al baratto, la prima forma storica dello scambio commerciale di beni che fa bene all'ambiente, perché riutilizza tutto, alle tasche, perché permette di non comprare nulla o quasi, e alle relazioni, perché fa condividere le proprie cose con altri "barter", creando valore e amicizia.
Se le difficoltà economiche si fanno sentire, la soluzione viene da sé: scambiare con altre persone i propri beni o servizi. Come? Grazie al baratto, la prima forma storica dello scambio commerciale di beni che fa bene all’ambiente, perché riutilizza tutto, alle tasche, perché permette di non comprare nulla o quasi, e alle relazioni, perché fa condividere le proprie cose con altri “barter”, creando valore e amicizia.
Un modo creativo e ad alto contenuto sociale, insomma, per uscire dalla crisi, che è prepotentemente tornato in voga in Ogliastra, Sardegna, come racconta Pietro Mereu, sardo di nascita e autore del documentario autoprodotto “Disoccupato in affitto“:
“Schiacciati dalla crisi, dalla disoccupazione e dai debiti, il baratto – scrive Mereu su L’isola dei cassintegrati – mi pare la cosa più sensata e nobile su cui possiamo fare affidamento. Qualche giorno dopo la pubblicazione della mia lettera su L’isola dei cassintegrati, in cui invitavo a rinverdire questa pratica, mi chiamò una giornalista del Tg2 per chiedermi se potevo farle da Cicerone per un servizio sull’argomento“. Da qui nasce un servizio della giornalista Sandra Cecchi, in cui vengono raccontate le storie di un pescatore, di un allevatore, di un agricoltore e di una titolare di albergo che hanno trovato nel baratto la risposta ai loro problemi. “Ma questi sono solo la punta di un iceberg sempre più grande”, avverte Mereu.
E così, dopo aver visto il servizio in tv, l’ogliastrino Giangiacomo Pisu ha deciso di creare il gruppo Facebook “Baratto Ogliastra” , che conta già più di 2.800 membri intenti a barattare di tutto, dai libri ai soggiorni turistici, passando addirittura per un “Risciò Indiano originale“. Un gruppo questo, che nasce “per unire le persone che intendono barattare con altri beni e servizi. In un momento di grande crisi e di uno stato assetato di soldi, la soluzione a questo furto legalizzato è quella di scambiarci beni e servizi. Io ti do una forma di formaggio, tu mi dai una gallina. Io ti faccio il corso d’inglese e tu mi dai 20 litri di vino. Barattare è salvezza”, si legge nella descrizione del gruppo.
Ma la forza del baratto, aggiungiamo noi, non è solo questa: barattare non è solo uno scambio di beni per uscire dalla crisi, ma anche un‘alternativa reale e valida al consumismo, per promuovere una cultura meno individualista e più rispettosa dell’ambiente e per rispondere a una crisi di valori. Il tutto mentre si riscopre il gusto della condivisione e della relazione con gli altri. Perché una vita con meno moneta può essere tutt’altro che povera.
Roberta Ragni