Se un bambino è costretto a girare al contrario la maglietta della sua squadra di calcio, abbiamo perso tutti

Un bambino costretto a indossare la maglia della sua squadra del cuore al rovescio: è accaduto davvero un paio di giorni fa durante la partita Fiorentina-Napoli. La scena del piccolo, circondato da tifosi della squadra avversaria, ci induce ad una seria riflessione... è davvero questo il calcio che vogliamo?

Lo sport dovrebbe essere unione, divertimento e sana euforia. Troppo spesso, però, accade che certi sport come il calcio facciano emergere i lati peggiori delle persone e, più in generale, di un popolo. Lo abbiamo visto di recente nel corso della partita Fiorentina-Napoli che si è svolta l’altro ieri allo stadio Artemio Franchi di Firenze. Durante il match non sono mancate le tensioni e l’allenatore del Napoli è stato pesantemente insultato dai tifosi della squadra avversaria e si è beccato persino una bottiglietta in testa.

Ma a indignare di più è stata la presenza sugli spalti di un bambino, tifoso della squadra partenopea, che indossava la maglietta del Napoli al rovescio, in mezzo ai tifosi della Fiorentina.

L’inquadratura di questa triste scena non è passata inosservata e ha aperto il dibattito su cosa sia diventato il calcio oggi. Non è chiaro da chi sia stato obbligato il bimbo, che sedeva probabilmente accanto al padre, a nascondere la maglietta della sua squadra del cuore, invece di mostrarla con orgoglio. Ma viene difficile pensare che sia stata una decisione presa dallo stesso bambino.

Non chiamatelo tifo, quello vero è un’altra cosa

L’immagine, diventata virale e ripresa da diverse testate, è stata commentata da tantissimi utenti amareggiati.

Mi piacerebbe davvero tanto sapere perché questo bambino, circondato al Franchi da tifosi della Fiorentina, porti una maglia del Napoli alla rovescia. – scrive su Facebook il giornalista sportivo Mirko Calemme – A sensazione, non è stata una sua idea indossarla così. Ma magari sbaglio eh.

Due sono le cose; si è vestito al buio e solo allo stadio si è accorto di aver indossato la maglietta sbagliata, oppure qualcuno, visto che stava in un settore di tifosi della Fiorentina, gli ha “consigliato” di coprire la maglietta, qualora fosse così, qualcuno deve tornare a scuola ad imparare come si vive” commenta un ragazzo sul suo profilo social.

L’intero retroscena non è chiaro, ma una cosa è certa: se un bambino si trova costretto a mettere al contrario la maglietta della sua squadra, abbiamo perso tutti. Come si fa a chiedere un bimbo di rinnegare la propria “fede calcistica” per evitare disordini?

Inutile girarci intorno: nel nostro Paese abbiamo un serio problema con le tifoserie. Il calcio, e in generale lo sport, dovrebbe essere sinonimo di sana competizione e socialità. Ma in troppi casi invece di unire, divide. Siamo stanchi delle scene da far west: insulti, cori razzisti e discriminatori durante le partite e scontri fuori e dentro gli stadi. Lo Sport (quello con la S maiuscola) è un’altra cosa. Questo è solo un modo per dare sfogo alle pulsioni più aggressive e infime dell’essere umano.

E ricordiamoci che i bambini (e non solo quelli che vanno a vedere dal vivo le partite con i genitori) ci guardano e ci prendono da esempio….

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