‘Siamo sotto le bombe, aiutateci’: il dramma di 500mila bambini siriani senza case, scuole e ospedali

“Da questa notte non abbiamo più una casa, è stata bombardata e distrutta. Ho visto persone morire e sono quasi morta anch’io”.

“Da questa notte non abbiamo più una casa, è stata bombardata e distrutta. Ho visto persone morire e sono quasi morta anch’io”. Uno degli ultimi tweet di Bana Alabed, la bambina di sette anni che è diventata la voce di migliaia di civili intrappolati ad Aleppo, mostra un’immagine atroce.

Impolverata, con lo sguardo triste, sconvolta. “Siamo sotto le bombe, fra la vita e la morte. Per favore pregate per noi”, scrive su Twitter Bana.

Un appello disperato che è anche quello dei quasi 500mila bambini che vivono in 16 aree assediate del paese, completamente strappati alla loro infanzia e alla loro normalità.

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Secondo l’Unicef il numero dei bambini che vivono tra le bombe è raddoppiato in meno di un anno.

“Per milioni di esseri umani in Siria, la vita è diventata un incubo senza fine. In particolare per le centinaia di migliaia di bambini che vivono sotto assedio. I più piccoli vengono uccisi e feriti, hanno ormai troppa paura per uscire o per giocare. Sopravvivono con pochissimo cibo e non hanno nessuna medicina. Questo non è modo di vivere”, ha detto Anthony Lake, direttore generale Unicef.

Secondo l’organizzazione che si occupa della tutela dei bambini, “non ci sono più spazi sicuri, né scuole, né ospedali”. Solo ad Aleppo, si stima che sono oltre 100mila i bambini sotto assedio. Qui tra le macerie, un gruppo di volontari ha costruito un parco giochi collegando una serie di scantinati per donare qualche attimo di spensieratezza ai più piccoli.

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Ma la situazione umanitaria è peggiorata, la violenza soprattutto tra Aleppo e Damasco si è intensificata. Non si contano più i bambini uccisi, abusati, vittime di violenza sessuale, sequestri per reclutamento. Nelle zone assediate manca tutto: cibo, acqua, assistenza sanitaria, istruzione.

“Sto cercando acqua potabile da stamattina, perché in casa non c’è più”, dice Abdullah, 9 anni.

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Nella parte orientale di Aleppo, la fornitura di aiuti umanitari ai civili è stata negata dalle parti in conflitto, così come la consegna dei vaccini.

“Più di 80mila bambini e adolescenti di età compresa tra 3-18 anni sono a rischio morte, lesioni e in disperato bisogno di sostegno psicosociale”, spiega Unicef.

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Mentre negli ultimi giorni, migliaia di persone stanno cercando di lasciare la parte orientale per trasferirsi nella parte est, non si arresta il fuoco. Le truppe di Assad hanno ripreso il controllo della zona di Sakhour, l’ultimo dei dieci distretti in mano ai ribelli.

Dominella Trunfio

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