i bambini seguivano un programma di rieducazione per conformarsi alla cultura canadese e sono morti dopo aver subito abusi fisici, mentali e sessuali.
Dopo più di un secolo dalla nascita dei programmi di rieducazione, il Canada restituisce dignità ai bambini indigeni morti in circostanze oscure nelle scuole residenziali, rivelando i nomi di 2800 bimbi nativi degli oltre 4000 uccisi durante il periodo di studio.
Names of 2,800 children who died in Residential Schools released during sombre ceremony https://t.co/iUWBC3ImQN pic.twitter.com/Y6IMlGsjNu
— NCTR (@NCTR_UM) October 2, 2019
Il National Research Centre for Truth and Reconciliation dell’Università di Manitoba ha portato avanti una ricerca durata dieci anni per fare luce su questa drammatica pagina della storia canadese.
Una vicenda agghiacciante che vede protagonisti 150mila bambini indigeni sottratti alle loro famiglie e costretti a seguire programmi di rieducazione per conformarsi alla cultura occidentale.
Le residenze furono fondate nel 1883 dal governo canadese, presentate come strutture di integrazione innovative e gestite dalla Chiesa cattolica e da quella anglicana.
I bambini, appartenenti alle tribù Inuit, Métis, e Prime Nazioni, venivano tolti ai genitori quando avevano solo quattro anni e sistemati in collegi dove erano obbligati a seguire un programma di istruzione e rieducazione: durante il periodo di studi non gli era permesso parlare la loro lingua e venivano obbligati a conformarsi alla cultura canadese attraverso abusi mentali, fisici e sessuali.
Molti dei bambini non hanno mai fatto ritorno a casa e sono morti in circostanze poco chiare. È il caso ad esempio di Charlie Hunter che morì nell’ottobre 1974, pochi giorni dopo il suo 14 ° compleanno, dopo essere caduto nel ghiaccio mentre frequentava la St. Anne’s Residential School di Fort Albany, Ontario.
Residential school Survivors recognized on Orange Shirt Day https://t.co/1OMG87TGMg pic.twitter.com/raFlmlzhgu
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Il dramma del genocidio degli indigeni in Canada venne alla luce grazie a un libro pubblicato nel 1922 da Peter Bryce, che raccontò delle violenze subite dagli indiani canadesi. L’ultima residenza scolastica venne però chiusa nel 1996, poco più di vent’anni fa.
Oggi finalmente 2800 vittime escono dall’anonimato: i loro nomi sono stati scritti su uno striscione rosso lungo 50 metri e pronunciati uno a uno durante durante l’Orange Shirt Day, cerimonia in onore delle vittime e dei sopravvissuti delle residenze canadesi che si è svolta presso Canadian Museum of History, a Gatineau.
I nomi dei bambini sono stati inseriti in un registro permanente che verrà conservato all’interno del museo, perché non si dimentichi la loro terribile storia.
There are additional names of children waiting to be found not included within this register. There remains an extensive…
Posted by National Centre for Truth and Reconciliation on Wednesday, October 2, 2019
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Tatiana Maselli
Photo credit: The Globe and Mail