Come vivevano le culture indigene? A svelarlo è una mappa molto colorata che mostra come aztechi e spagnoli si incontrarono dopo che i loro mondi per una serie di coincidenze si scontrarono.
Come vivevano le culture indigene? A svelarlo è una mappa molto colorata che mostra come aztechi e spagnoli si incontrarono dopo che i loro mondi per una serie di coincidenze si scontrarono.
Il Codex Quetzalecatzin, noto anche come Mapa de Ecatepec-Huitziltepec o ancora Codex Ehecatepec e Huitziltepec o Charles Ratton Codex, è un manoscritto mesoamericano colorato ed estremamente raro, una delle più importanti testimonianze indigene della prima storia delle Americhe.
Diversi mesi fa, il Congresso della Biblioteca americana ha acquisito questo tesoro mondiale da un collezionista privato in Francia e lo ha reso disponibile al pubblico digitalmente, consentendone la visione da parte di studiosi di tutto il mondo.
Per la prima volta, dunque, compare questa mappa, uno dei cento documenti di questo tipo che sono sopravvissuti al tempo e che fornisce uno sguardo affascinante del rapporto tra la popolazione indigena del Messico e gli spagnoli conquistatori.
Nella mappa si vedono le proprietà terriere e la genetica di una famiglia nel Messico centrale identificata come “de Leon”, il manoscritto risale al periodo compreso tra il 1570 e il 1595, ciò lo consacra come un esempio estremamente raro di un codice americano indigeno del 1600.
Esso fu creato in un periodo in cui molte storie cartografiche venivano prodotte sia come parte di un’indagine reale spagnola sulle risorse umane e comunitarie nelle colonie spagnole, sia quando le famiglie indigene cercavano di riaffermare le loro antiche rivendicazioni sulla terra.
Queste mappe sono state in gran parte realizzate da pittori e scribi indigeni e ciò si riflette nella struttura e nella composizione del Codex Quetzalecatzin. Ad esempio, ci sono convenzioni illustrative preispaniche, come i simboli per fiumi, strade e percorsi e, naturalmente, la scrittura geroglifica.
L’alfabeto latino è invece un indizio della sua composizione nell’era coloniale. Come molti codici Nahuatl e mappe manoscritte del periodo, rappresenta una comunità locale in un punto importante della loro storia.
Da un lato, la mappa è una tradizionale storia cartografica azteca con la sua composizione e il suo design che mostrano geroglifici Nahuatl e illustrazioni tipiche, dall’altra mostra anche chiese, alcuni nomi di luoghi spagnoli e altre immagini che suggeriscono una comunità che si adatta alla regole spagnole.
Dicevamo che l’attuale codice mostra la famiglia de Leon che presiede una vasta regione di territorio che si estende da un po’ a nord di Città del Messico e a sud di Puebla. La forma e il colore del codice riflettono molte delle profonde stilizzazioni artistiche trovate nei libri indigeni realizzati in tutta la Mesoamerica e utilizzano pigmenti e coloranti naturalmente estratti.
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Il colore era un elemento fondamentale e sono molte le testimonianze che lo raccontano, forse la fonte più importante che ci dice i materiali e le piante usate dagli antichi americani nella progettazione e costruzione dei codici proviene dall’Historia generale delle coste di Nueva Espana, compilato dal frate francescano Bernardino de Sahagun intorno al 1575-1577.
Dominella Trunfio