Fear of missing out, ovvero la paura di rimanere fuori. Fuori dalla rete, fuori dal giro di quella virtualità che quasi diventa una casa. È la FOMO, e un po’ come la nomofobia (la paura di rimanere sconnessi), la ringxiety (l’ansia da smarphone) o la textiety (l’ansia da messaggio), è un male dei nostri tempi
Scorrere costantemente sullo schermo per essere partecipe quanto più possibile del mondo di là dentro. Un po’ come il sottosopra di Strangers Things, lo smartphone – e tutto ciò che gli sta attorno – risucchia verso una dimensione parallela. Il problema è che è molto meno spacciatamente spaventosa del sottosopra. Anzi, è accattivante e crea assoluta dipendenza.
È la dipendenza nella quale ci siamo dentro fino al collo tutti quanti. Di più gli adolescenti, probabilmente, ma dalla quale nessuno si senta salvo. Perché? Perché se da un lato è vero, in sostanza, che la tecnologia ci permette di essere sempre più collegati ovunque ci troviamo, dall’altro questa “abitudine” induce inevitabilmente ad una sorta di dipendenza. A prescindere da quale età abbiamo.
Un continuo desiderio di essere connessi per non sentirsi esclusi che ha di fatti un nome, o meglio un acronimo: è FOMO, ed è il disperato tentativo di non rimanere esclusi. Da chi? Da cosa? Vi basti solo un concetto: complici sono solo e soltanto i social network.
La FOMO
Gli americani la chiamano FOMO (Fear of Missing Out) ed è la paura di rimanere fuori dalla rete, dai contatti sociali e dalle notizie che circolano sul web. Si tratta di una vera e propria fobia colpirebbe più della metà degli utenti dei social media.
Si tratta di una forma di ansia, dunque, causata dal continuo desiderio di essere connessi e dal timore di esserne esclusi in qualche modo.
La causa? Probabilmente del tutto umana, spiegano dall’Istituto europeo dipendenze, IEUD. La FOMO è una dipendenza, cioè, che prende le mosse da un bisogno (del tutto naturale) di sentirsi parte di un gruppo, di comunicare e di stare con l’altro all’interno di un ambito circoscritto. Qual è la discriminante allora? La sensazione che le opportunità di interazioni sociali siano molto più divertenti di quelle che si possono avere nella realtà.
Prima dell’avvento dei social le persone condividevano uno spazio di incontro, di condivisione di stili di vita e di scambio di pensiero che avveniva nei circoli, nei centri aggregativi, nei locali… Adesso grazie alla rete questi luoghi “comunicativi” sono le chat a tema che troviamo in Facebook, Instagram o nel più circoscritto WhatsApp. Nel web lo spazio e il tempo si accorciano e diventano immediati. Nel nostro tempo libero e nel lavoro i social diventano un luogo dove tendenzialmente spendiamo del tempo e all’interno della relazione virtuale, soddisfiamo il nostro bisogno di stare con l’altro e di essere connessi, scrivono da IEUD.
I sintomi della FOMO
Ansia di leggere, batteria sempre carica, utilizzo fuori ogni misura dello smartphone. I sintomi della FOMO sono molto più “semplici” da individuare di quanto pensiate. E la cosa più agghiacciante è che basta guardarsi attorno per rendercene conto.
Ma come capire se si è dipendenti dallo smartphone? Ecco alcuni punti dettati dall’Istituto europeo dipendenze:
- quando siamo distratti a scuola e al lavoro per controllare il telefono
- quando il tempo speso a interagire virtualmente diventa predominante nella giornata
- quando preferiamo stare su relazioni virtuali piuttosto che uscire con gli amici
- quando siamo ossessionati dal continuo controllare tutti i “ping!” che arrivano al nostro cellulare
- quando lasciamo la suoneria accesa di notte per controllare se ci sono arrivate delle notifiche
- quando il nostro stato d’animo, la percezione di noi stessi in termini di autostima e auto-efficacia sono in relazione dei like e dei follower che abbiamo e dal fatto di essere o non essere esclusi da eventi social
- quando cerchiamo di controllare questo impulso e non ci riusciamo
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Fonte: IEUD
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